Giornata in memoria vittime dello Stato, abusi in divisa ed errori giudiziari
Giornata in memoria vittime dello Stato. Riflettori puntati sul fenomeno degli abusi in divisa e gli errori giudiziari nel nostro Paese.
Il 5 dicembre è stata la giornata dedicata proprio al ricordo di queste vittime e delle famiglie che ancora quotidianamente lottano per avere giustizia e perché sia fatta luce sulle loro vicende.
Lo scorso giovedì 5 dicembre manifestazioni si sono svolte davanti ai tribunali d’Italia (Milano – Monza – Varese – Livorno – Roma – Napoli e Palermo ) tutti uniti per chiedere la verità.
La storia di Samele Bua è una storia che si è consumata qui a Palermo e di cui ci siamo già occupati, Samuele aveva solo 29 anni e si è tolto la vita nel carcere Pagliarelli il 4 novembre del 2018.
Per la morte di Samuele, in questi giorni, la direttrice dell’istituto penitenziario e lo psichiatra sono stati iscritti nel registro degli indagati.
“Noi famiglie che abbiamo perso i nostri cari che si trovavano in custodia dello Stato, ci troviamo davanti ai tribunali per sensibilizzare la coscienza e conoscenza dei cittadini italiani – spiega Rosalinda Bua, sorella di Samuele, che da Milano porta avanti la battaglia per il fratello – ci uniamo perché, mentre il tempo scorre le nostre vite si sono fermate insieme ai nostri cari, ma la ricerca della verità non si fermerà mai!!”.
“È poco più di un anno che Samuele ci ha lasciati, – continua – e mi chiedo come è potuto mai accadere questo. Tu così gigante ma tanto fragile !! Abbiamo bisogno di chiarezza sui fatti accaduti , abbiamo bisogno di verità e giustizia. A noi è toccato perderti a loro tocca farsi carico delle proprie responsabilità”.
Giornata in memoria vittime dello Stato: il messaggio diffuso dalle famiglie
Siamo madri, padri, fratelli, sorelle, familiari di vittime dello Stato (di abusi in divisa e orrori del sistema carcerario).
Le statistiche lo confermano troppe vittime di pestaggi e di crudeltà , tra cui giovani ragazzi che tra errori giudiziari, consumo di droghe e patologie psichiatriche finiscono nelle mani sbagliate spesso in quel luogo degradante privo di qualsiasi recupero che e’ il carcere dove la loro vita si spegne tra le mura di una fredda cella oppure vengono uccisi di botte , calci , pugni e spari nelle caserme o per le strade.
E c’ e’ anche un altro buco nero che non si comprende che e’ la morte di tante guardie che si tolgono la vita. Notizie che quasi sempre vengono insabbiate per evitare di scoprire e di chiedersi il perchè di tutto questo.
Vogliamo ricordare perchè non siano dimenticate le vittime degli orrori subiti nei carceri , nelle caserme , per le strade ed in qualsiasi altro luogo dove la prepotenza , la cattiveria, il degrado, l’abbandono , le umiliazioni e la superficialitaà calpesta la vita umana.
Oggi 5 Dicembre RIFLETTIAMO e non giudichiamo perchè a tutti può succedere di morire prigioniero anche in tempo di pace e se e’ vero che siamo contrari alla pena di morte allora non fingiamo di non vedere e di non sentire ma cerchiamo insieme di far si’ che la dignità e il rispetto dell’umano non vengano schiacciati da chi porta una divisa NON per custodire ma per essere carnefice.
Francesco Smeragliuolo , Alessandro Gallelli, Giuseppe Uva, Manuel Seghezzi , Samuele Bua , Francesco, Leggieri , Crescenzi Stefano , Federico Androvaldi , Michele Ferrulli , Riccardo Magherini , Abdehrraman, Sali, Stefano Brunetti, Manuel Eliantonio, Cristian de Cupis , Niki Aprile Gatti , Massimiliano Malzone, Serena Mollicone , Massimo Casalnuovo, Francesco Mastrogiovanni , Bledar Vukaj, Ettore Stocchino, Aziz Amiri , Riccardo Rasman , Vito Daniele , Bohly Khayes , Mauro Guerra , Dino Budroni , Aldo Bianzino , Marcello Lonzi , Federico Perna, Davide Bifolco , Aldo Scardella e tanti , tanti altri nomi di vite giovani vittime che lo Stato vorrebbe cancellare senza mai dare risposte e giustizia alle loro famiglie perchè i processi non vengono mai aperti o tutto viene archiviato , il silenzio regna su questo sistema disumano.
Noi siamo la voce dei nostri cari e non permetteremo a nessuno di archiviare la loro vita. Basta morti nascoste nel silenzio. Se non cominciamo da qui l’ Italia non potrà mai dichiararsi un paese civile.