Il volontariato e la mobilità internazionali possono essere dei formidabili strumenti educativi rivolti ai giovani, aiutando a prevenire comportamenti devianti che, soprattutto in alcune realtà e contesti socio-culturali, aumentano il rischio di coinvolgimento nella criminalità organizzata.
Da questo assunto è partita la Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone” per realizzare, con diversi partner pubblici e privati di Italia, Repubblica Ceca e Spagna il progetto “Da vittime di violenza ad attori di nonviolenza”, realizzato nell’ambito del programma europeo Daphne. I protagonisti sono molti giovani italiani ed europei che insieme ad alcuni coetanei provenienti dall’area penale minorile interagiscono insieme all’interno delle riserve naturali di Isola delle Femmine, di Gela e di Priolo.
”Si è svolta in 10 giorni la parte del ‘progetto pilota’ di un programma più ampio che ha la durata di due anni – spiega la responsabile del programma europeo della Fondazione Loredana Introini – In particolare nel Palermitano i ragazzi si sono dedicati alla cura dell’ambiente dell’isolotto nella riserva naturale di Isola delle Femmine. Sono stati coinvolti 9 giovani di cui 5 stranieri e in particolre 2 provengono da un percorso di giustizia minorile. In 10 giorni hanno liberato l’isolotto dall’immondizia e hanno pulito i sentieri che fanno parte della Riserva naturarle gestita dalla Lipu di Isola delle Femmine. Questo progetto di cui la Fondazione Falcone è capofila sarà poi duplicato dai nostri partner spagnoli e della Repubblica Ceca. A fine settembre 2014 è in programma un momento d’incontro a Praga con esperti di tematiche legate ai minori a rischio. Mentre a Roma si terrà un convegno internazionale che riassumerà tutto il lavoro svolto”.
Maria Falcone, presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone ha sottolineato che: “Il progetto è stato portato avanti con determinazione e con il convincimento che solo attraverso una educazione concreta e pragmatica, che miri alle esperienze di scambio culturale, si possa agire sul recupero di tanti giovani svantaggiati. La mobilità internazionale, il volontariato e le istituzioni preposte possono fare molto in un’ottica di cooperazione e parternariato finalizzato a progetti empirici che coinvolgono attivamente i ragazzi a rischio di devianza per riportarli ad una sana educazione alla legalità.”
Presente all’incontro con i ragazzi il direttore del Centro Giustizia Minorile di Sicilia, Angelo Meli, convinto dell’importanza della rieducazione dei ragazzi deviati: “Il progetto ha come scopo il reinserimento dei giovani. Si tratta prevalentemente di ragazzi dai 14 ai 18 anni che hanno commesso qualche reato e rimangono in carico nel nostro circuito fino ai 21 anni. E’ importante trovare per ciascuno di loro un progetto individualizzato ben preciso che risponda alle sue aspettative e alle sue peculiarità. L’eccellenza sta nel fatto che quando la giustizia minorile incontra associazioni particolarmente sensibili come la fondazione Giovanni e Francesca Falcone o la Lipu e Formagiovani ne fa tesoro perché questi ragazzi abbiano dei punti di riferimento validi, idee progettuali per portare avanti una cultura diversa rispetto a quella dei quartieri degradati della città di Palermo. I progetti vengono realizzati dal centro di giustizia minorile e sfruttano però le risorse della Comunità europea e dal Ministero dell’Interno, risorse messe a disposizione dalla legge 328. Noi ci siamo da una parte per contrastare i fenomeni di devianza minorile, ma soprattutto per risolvere i problemi di questi giovani. Cerchiamo di dare dei valori ai ragazzi che hanno affrontato queste giornate con grande entusiasmo”.
Il risultato dei 9 giorni di lavoro sull’isolotto nella riserva naturale di Isola delle Femmine sono una ventina di sacchi di rifiuti. Questi verranno poi portati via dagli addetti dell’Ato Palermo 1 in una discarica di Catania. “L’obiettivo è quello di curare la riserva – spiega il dirigente della riserva naturale della Lipu di Isola delle femmine, Vincenzo Di Dio – Noi inseriamo i giovani in un contesto culturale per loro assolutamente nuovo e mostriamo un modello di vita differente. Noi cerchiamo di dare delle risposte alla collettività attraverso la cura dei 14 ettari della riserva della Regione siciliana gestita dalla Lipu”.
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