I ristoratori siciliani tornano in piazza. Saranno i luoghi di Montalbano, simbolo della ricchezza culturale e turistica dell’isola, ad ospitare la protesta, organizzata da Co.Ri.Sicilia, il movimento che si è costituito per rappresentare le istanze degli operatori del settore.
Venerdì prossimo, 23 aprile, a partire dalle 10, è in programma un flash mob a Punta Secca, a piazza Faro e in piazza Torre, accanto alla villetta che, nella fiction televisiva, è la casa del celebre commissario. Sono stati invitati anche i sindaci dei comuni iblei e la deputazione nazionale e regionale.
Dopo la partecipata manifestazione del 7 aprile in piazza Matteotti a Ragusa e l’incontro con il Prefetto, Filippina Cocuzza, i ristoratori di Co.Ri.Sicilia continuano la protesta. “Non possiamo fermarci – spiega il presidente Raffaele Fiaccavento – il comparto è al collasso. Il governo parla di riaperture, ma a quali condizioni? Appena riapriremo i nostri locali avremo le tasse da pagare, i contributi previdenziali, i tributi comunali e statali. Dovremo pagare gli affitti e chi non l’ha fatto in questi mesi rischia lo sfratto. Pare che il governo non voglia più prolungare la moratoria sui mutui. Per riprendere l’attività e fare gli acquisti servono soldi e noi non li abbiamo: in 14 mesi di stop abbiamo dato fondo alle nostre risorse. Chiediamo un intervento forte che ci consenta di riprendere il lavoro in serenità”.
“Abbiamo scelto di condurre questa battaglia non da soli – aggiunge Michela Fumia – ma al fianco di tanti altri settori che, come noi, stanno soffrendo. Parteciperanno gli operatori turistici, titolari di campeggi o di B&B, ma anche parrucchieri, estetisti, fotografi, fiorai, fieristi, operatori del teatro e della cultura, di palestre e strutture ludiche, di strutture ricettive e agenzie di viaggi, dello spettacolo e dell’animazione, del wedding e delle cerimonie. Molti operatori rischiano di chiudere o hanno già chiuso. Tutto questo non può passare inosservato. Abbiamo invitato alla manifestazione anche i sindaci ed i parlamentari regionali e nazionali: abbiamo bisogno della loro voce e del loro sostegno”.
“Abbiamo scelto i luoghi di Montalbano perché hanno un forte contenuto simbolico – aggiunge Giuseppe Fiaccavento, responsabile dei ristoratori di Santa Croce Camerina – Da piazza Faro a piazza Torre creeremo tante postazioni simboliche, “allegoria” di quel lavoro che era il nostro fino a 14 mesi e che ora non abbiamo più. I campeggiatori monteranno una tenda, i B&B porteranno un letto, i piazzaioli prepareranno le pizze, il cuoco spadellerà gli spaghetti, il parrucchiere lavorerà su un manichino.
Ogni postazione avrà una parola–simbolo che affianca quel tipo di attività. Vogliamo far vedere a tutti ciò che facevamo prima della pandemia, ciò che era il nostro lavoro e che ora non è più. Concluderemo in modo forte, consegnando simbolicamente le nostre Partite Iva: lo faremo sul terrazzo della casa di Montalbano, luogo simbolo della cultura e del turismo di questa zona della Sicilia.
E non ci fermiamo: vogliamo incontrare a Palermo il presidente della Regione, Nello Musumeci. Chiediamo che il governo dell’isola si faccia carico delle difficoltà atroci di un settore che è trainante per l’economia della Sicilia e che, in questa crisi, sta pagando un prezzo più altro degli altri”.
I ristoratori di Co.Ri.Sicilia hanno partecipato alla manifestazione che si è svolta il 16 aprile al porto di Pozzallo, organizzata da “#Mio Italia”. La voce si leva da più parti, in modo corale. Nel fine settimana, si è svolta a Chiaramonte Guilfi la 52° edizione della Salita Monti Iblei. I ristoratori rilevano che a Chiaramonte la presenza di 234 piloti e degli staff che li affiancano avveniva nel rispetto dei protocolli di sicurezza: gli stessi che potrebbero essere applicati anche nel settore della ristorazione.
“È bello respirare la normalità di un ritorno al passato – affermano – siamo certi che gli organizzatori avranno preso tutte le precauzioni nel rispetto delle normative anti-Covid. Ci chiediamo perchè, per intere categorie (ristoratori, palestre, fieristi, negozi di vicinato) non sia possibile garantire il diritto al lavoro con l’applicazione dei medesimi protocolli. Forse la legge non è eguale per tutti e in Italia esistono cittadini di serie A e cittadini di serie Z”.
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