Padre prende a calci nel sedere il figlio minore che non studia: i Giudici, ritenuta la sistematicità delle condotte di sopraffazione fisica e morale descritta dal minore il cui racconto è stato reputato attendibile, hanno condannato l’uomo al reato di maltrattamenti in famiglia e non di abuso dei mezzi di correzione. Secondo la Cassazione, “l’abuso, infatti, presuppone l’eccesso nell’uso di mezzi di correzione o di disciplina in sé giuridicamente leciti. Tali non possono, tuttavia, considerarsi gli atti che, pur ispirati da un “enimus corrigendi” sono connotati dall’impiego di violenza fisica o psichica”.
Difatti, “l’ordinamento attribuisce alla dignità della persona, anche del minore, ormai soggetto titolare di diritti e non più, come in passato, semplice oggetto di protezione (se non addirittura di disposizione) da parte degli adulti; sia perché non può perseguirsi, quale meta educativa, un risultato di armonico sviluppo di personalità, sensibile ai valori di pace, di tolleranza, di connivenza utilizzando un mezzo violento che tali fini contraddice”(Cass. Sent. n. 17558/2023).
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