Possiamo anche imprecare contro il destino cinico e baro che ha spinto la giovane Tania Valguarnera verso il suo tragico appuntamento con la morte; possiamo ancora parlare di incidente, usando una parola che nella sua etimologia racchiude un tasso di casualità ed imprevedibilità.
Ma la realtà è un’altra: nella morte della ragazza in via Libertà, c’è una più e meno consapevole volontà omicida che non può essere sottovalutata.
Non conosciamo Pietro Sclafani, il panettiere 50enne che ha investito e ucciso con il suo furgoncino la Tania, scappando senza prestare soccorso e quindi non possiamo e non vogliamo dare giudizi sulla persona, pur nella rabbia che suscita un evento del genere.
Ma l’esame oggettivo dei fatti non può farci considerare quanto è accaduto nella piovosa mattina di ieri al centro di Palermo, un evento fortuito e imprevedibile.
Pietro Sclafani aveva già subito una sospensione della patente per eccesso di velocità e, a causa delle nuove multe che aveva collezionato, era stato avviato un nuovo iter per il ritiro della patente.
Pietro Sclafani aveva assunto sostanze stupefacenti: almeno questo è il primo responso dell’esame tossicologico a cui è stato sottoposto. Mentre scriviamo non conosciamo la quantità riscontrata e l’effetto che può aver avuto sulle sue capacità di padroneggiare il mezzo che stava guidando, ma è un altro tassello del quadro d’insieme.
Secondo i primi accertamenti non smentiti, Tania stava attraversando la strada (un punto particolarmente pericoloso dove l’amministrazione comunale non ha ritenuto di mettere un semaforo nonostante le richieste dei residenti) sulle strisce pedonali, mentre il furgone viaggiava sulla corsia riservata agli autobus e ai taxi.
Data la violenza dell’impatto è altamente probabile che Sclafani procedesse ad una velocità pericolosa, soprattutto considerando le condizioni atmosferiche negative e l’asfalto viscido per la pioggia.
Può capitare che per fretta o distrazione si superi talvolta il limite di velocità, ma quando ciò diventa un’abitudine radicata, si tratta di pura e semplice incoscienza.
Insomma non si può accettare che la guida di un’auto diventi il pretesto per calpestare tutte le regole di sicurezza e del codice della strada, sintomo evidente della pericolosità sociale di chi ha causato la morte di Tania.
Ci rifiutiamo di etichettare questa morte alla voce incidente, e anche se non esiste ancora il reato di omicidio stradale, quello di domenica mattina in via Libertà è stato a tutti gli effetti un omicidio.
Non facciamo i giudici e non invidiamo coloro che saranno chiamati a condurre il processo per direttissima a Pietro Sclafani: ma, qualunque sia la condanna, per noi rimarrà sempre un assassino.
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