Detenuto con cellulare in cella: “Volevo sentire la mia famiglia”
Gli agenti della polizia penitenziaria al Pagliarelli hanno rivenuto un microcellulare perfettamente attivo, in possesso di un detenuto che lo stava utilizzando nella propria cella.
Determinanti, ai fini della riuscita dell’operazione, le riservate informazioni apprese dal comandante di reparto che ha dato subito disposizione di intensificare i controlli e ha quindi “sensibilizzato” il personale addetto alla vigilanza del reparto (denominato “Mari”) anche per la tipologia dei detenuti reclusi.
L’operazione è scattata la sera del 30 novembre quando è stata segnalata la presenza di un telefono all’interno di una sezione dove la vigilanza proprio in quel reparto è stata evitata con astuzia dagli altri detenuti “sentinella” che hanno segnalato la presenza dell’agente a ogni minimo controllo
Gli uomini della polizia penitenziaria, determinanti per la riuscita dell’operazione, hanno fatto irruzione all’interno della cella trovando il detenuto supino sul letto che cercava di nascondere il microtelefono cellulare composto di quattro batterie che ne consentivano il funzionamento e la carica. E’ così scattato il sequestro di tutto il materiale.
“Il detenuto – fanno sapere dalla polizia penitenziaria – ha dichiarato candidamente di essere consapevole di aver commesso un reato ma che voleva sentire la sua famiglia”. Resta ora da capire come sia arrivato il cellulare là dentro. Varie sono le ipotesi: dal fatto che il telefono sia stato nascosto nei pacchi che ricevono i detenuti dai familiari, oppure tramite l’uso di droni. Mezzi, questi che nell’ultimo periodo stanno attirando l’attenzione degli investigatori.