Deposito auto rubate Brancaccio, blitz Dirty cars a Palermo: 7 arresti

Deposito auto rubate Brancaccio, blitz Dirty cars a Palermo: 7 arresti. Con l’operazione della polizia Dirty Cars è stata disarticolata un’organizzazione criminale dedita alla commissione dei reati di ricettazione e riciclaggio di veicoli.

L’indagine è stata svolta congiuntamente dalla Squadra Investigativa del Commissariato Brancaccio e dalla Squadra Giudiziaria del Compartimento di Polizia Stradale per la Sicilia Occidentale di Palermo.

I poliziotti hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Tribunale di Palermo nei confronti di 7 persone, 3 in carcere e 4 ai domiciliari.

I tre condotti in carcere sono i palermitani: Giuseppe Di Maria, classe 74; Tommaso Tutone, classe 78; Rocco Tutone, classe 78.

Il sodalizio criminale, che aveva come base operativa un’officina meccanica nella zona industriale di Brancaccio, è stato individuato a seguito di una lunga e complessa attività di indagine sul fenomeno della ricettazione e del riciclaggio di veicoli.

Le attività investigative si sono sviluppate attraverso servizi di osservazione, controllo e pedinamento nonché mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali.

Le indagini hanno accertato come il sodalizio criminale avesse scientificamente diviso i ruoli  ai singoli sodali, attribuendo a ciascuno responsabilità diverse in ordine alla filiera criminale, che andava dalla ricettazione delle vettura allo smaltimento delle parti dei mezzi rubati non più utilizzati.

Deposito auto rubate Brancaccio, coinvolta una onlus

A capo dell’organizzazione, come specifica la polizia, c’era il gestore dell’officina meccanica, Giuseppe Di Maria. Limitrofo all’officina era attivo un deposito, sempre gestito da Di Maria, dove venivano introdotti veicoli di provenienza delittuosa. Di Maria, sempre come ricostruisce la polizia, unitamente ad altri indagati lì procedeva alle operazioni di riciclaggio, consistenti nello smantellamento di veicoli i cui pezzi ed organi meccanici  venivano montati e riassemblati in altri veicoli identici per marca e modello, o comunque compatibili, al fine di nasconderne la provenienza illecita.

Deposito auto rubate Brancaccio. E non solo. Dalle indagini è, altresì, emerso che anche una società onlus impegnata nella assistenza e nel trasporto di disabili impiegasse veicoli frutto di riciclaggio.

E’ stato, inoltre, acclarato dagli inquirenti che, ad operazione ultimate, il gruppo provvedeva anche a disfarsi delle carcasse e di altro materiale non utilizzato avvalendosi di diversi soggetti estranei all’organizzazione, ma che mettevano i loro mezzi a disposizione.

Compravano i pezzi rubati, 17 denunciati

Si è riuscito anche ad individuare numerosi altri soggetti che si rivolgevano al sodalizio allo scopo di venire in possesso di veicoli oggetto di riciclaggio o di parti meccaniche di essi da utilizzare come ricambi, consapevoli della loro provenienza delittuosa. Si è proceduto pertanto al deferimento in stato di libertà di tali individui (17 persone).

Cavallo di ritorno con estorsione

Durante le indagini è anche emerso come alcuni degli indagati siano stati coinvolti in reati estorsivi, poiché in singoli episodi, mediante minacce, pretendevano ed ottenevano dalle vittime di furti di veicoli, cospicue somme di denaro per la restituzione dei mezzi rubati, utilizzando il metodo del cavallo di ritorno.

Sono tuttora in corso perquisizioni presso altri siti nella disponibilità degli associati ove si sospetta si siano concretizzati altri analoghi episodi delittuosi.