“L’assessore al Bilancio del governo presieduto da me, rispettando la legge e le procedure, ha venduto parte degli immobili della Regione. Adesso l’assessore al Bilancio del governo presieduto dall’On. Schifani, non Silvio Cuffaro, con una norma che ancora deve essere varata dall’Assemblea Regionale, ha programmato di acquistare le quote della società immobiliare proprietaria dei beni che erano stati venduti. Tutto il resto è semplicemente interessata denigrazione”. Lo dichiara il segretario nazionale della DC, Totò Cuffaro, in merito all’articolo odierno di La Repubblica Palermo.
“Infatti, la Regione Siciliana, nel 2007, in seguito ad una legge del 28.12.2004 dismetteva parte del proprio patrimonio disponibile per coprire perdite e disavanzi accumulati a causa del decreto Bindi che aveva aumentato la compartecipazione della Regione alla spesa del servizio sanitario nazionale dal 42 al 49%. Compartecipazione che, oggi, grazie all’impegno del Presidente Schifani è tornata ad essere del 42%, portando nelle casse della Regione 800 milioni di euro ogni anno a partire da oggi e per il futuro”, prosegue.
“La Regione per pagare i debiti accumulati ha dovuto vendere parte dei propri beni per approvare i bilanci e continuare a garantire i servizi ai cittadini; tra l’altro il 50% della vendita di questi immobili
sarebbe stata destinata all’ammodernamento del patrimonio edilizio sanitario. Una scelta che – continua – il governo e la maggioranza di allora hanno ritenuto opportuna. L’assessore al Bilancio dell’attuale governo, avendone la possibilità, sceglie di avvalersi della clausola di prelazione per riacquistarli. Credo che sia una scelta giusta”.
“Capisco sempre più quanto la nuova DC inizi a fare paura, lo dimostra questo articolo della solita Repubblica, chiaramente ispirato, che non fornisce nessuna notizia, ma serve soltanto a tentare di colpire l’immagine del sottoscritto con un articolo privo di dati reali, con molte inesattezze ed imprecisioni, senza nessun elemento o collegamento tra me e mio fratello. Tra l’altro l’articolo non riferisce che il 35% delle quote della società sono della Regione e che, quindi, circa 90 milioni sono rientrati nelle casse dell’amministrazione regionale rendendo l’operazione meno critica se non addirittura positiva, considerate Imu non pagate e manutenzioni non fatte, tra le tante operazioni di politica di finanza creativa prevista dalla legge Berlusconi-Tremonti che si sia fatta in Italia. Ma questo, a chi ispira la denigrazione che Repubblica raccoglie, non interessa, a loro serve infangare”, conclude Cuffaro.
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