Se c’è una regione in Italia che merita di essere visitata, questa è la Sicilia. Da Messina alla punta di Capo Passero, da Modica all’estremo est della costa trapanese con le sue suggestive saline. Ogni angolo di quest’isola è pieno di profumi, colori e cultura: dagli arancini/e alla granita, e fino ai famosi pupari, la Sicilia si presenta agli occhi di chi la guarda come una terra ricca di passione e tradizioni millenarie. Dalla cucina alla lingua antica e fino alle carte da gioco, la cui diffusione si deve al popolo arabo e risale a centinaia di anni fa.
Colorate come l’isola che le ispira, le 40 carte da gioco siciliane sono le protagoniste assolute dei giochi in famiglia, declinate nei 4 semi tradizionali: bastoni, coppe, spade e denari, con il tre di ori che incarna il simbolo stesso della Sicilia, la Trinacria. Anche se al giorno d’oggi molti di questi giochi tradizionali hanno lasciato spazio a quelli più internazionali, che prevedono l’uso del mazzo francese, come ramino, scala 40, burraco. Ciò lo si deve anche alla popolarità dei portali di gioco online che hanno contribuito a diffondere giochi più moderni come il Poker e il blackjack.
Le carte siciliane, così come le napoletane, discendono tradizionalmente dagli arcani minori dei Tarocchi siciliani, perdendo alcune carte come l’otto, il nove e il dieci, poi sostituiti dalle figure ispirate al medioevo, rispettivamente donna, cavaliere e re. La peculiarità delle carte siciliane risiede proprio nei vari significati e interpretazioni che vi sono attribuiti, come ad esempio il cinque di denari, l’allegoria del caos o l’asso di coppe che indica amore e famiglia, o ancora il tre di bastoni che indica l’adulterio o il sette di denari che annuncia un’entrata economica.
Dipinte inizialmente a mano, già a partire dal Rinascimento le carte da gioco venivano prodotte in serie grazie alla xilografia, una particolare tecnica d’incisione in rilievo. I semi e le figure prendono larga ispirazione dalla famosa epopea medievale dei Paladini di Francia dove si vede il re indossare abiti tipici dell’epoca carolingia mentre il cavaliere cavalca a dorso di un asino, chiaro riferimento alla tradizione cristiano-islamica. Solo i giusti e gli umili infatti utilizzavano l’asino per muoversi: nella tradizione cristiana venne usato da Gesù per entrare a Gerusalemme, mentre nella tradizione islamica veniva utilizzato dallo Sceicco per fare il suo ingresso nella città Santa di Medina (da qui si può notare la derivazione della parola sicula “Sceccu”, cioè asino, perché erano proprio gli Sceicchi a cavalcare quest’animale per entrare nelle città conquistate). Il fante, con fattezze molto femminili, proprio per la sua ambiguità, si lega al dolce stil novo siciliano e, pur rappresentando un ufficiale minore, la figura sulla carta presenta tratti delicati come quelli di una donna.
Al di là dei famosissimi briscola e scopa, sono molti i giochi di carte che si possono fare con questo mazzo, alcuni con tradizioni centenarie, che ogni anno in occasione delle feste diventano le protagoniste indiscusse delle serate familiari.
Il Cucù
Tra i giochi più diffusi non può mancare il Cucù, a volte detto anche “Asso che corre” dove ognuno è in possesso della sua carta e può scambiarla con il giocatore dopo di lui, a meno che non abbia un Re, e dovendo in questo caso esclamare Cucù. Alla fine il perdente sarà quello con la carta più bassa.
Sette e mezzo
Altrettanto diffuso, e per certi versi simile al blackjack, il Sette e mezzo prevede che a ogni figura sia assegnato mezzo punto, fatta eccezione per il Re di denari a cui viene attribuito un valore variabile, mentre le altre mantengono il loro valore nominale. Il mazziere distribuisce una carta a testa e ognuno può scegliere di riceverne un’altra oppure fermarsi, con l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile alla cifra totale di sette e mezzo: in caso un giocatore ci riesca con sole due carte, si definisce “sette e mezzo reale” e può prendere il posto del mazziere. È un gioco di memoria e astuzia, dove bisogna essere in grado d’indovinare la carta successiva e scegliere se rischiare di superare il sette e mezzo oppure “stare” e sperare di ottenere comunque un valore più alto del mazziere.
La zecchinetta
O lanzichenetto, ha origini molto antiche, risalente al XVI secolo quando appunto i lanzichenecchi lo introdussero in Italia. Inizialmente riservato agli uomini, in seguito incluse anche le donne e da allora divenne molto popolare e apprezzato, in quanto fonte inesauribile di battibecchi e risate, per quanto al giorno d’oggi i sui cultori siano molto pochi.
Sebbene molti lo associno al più moderno Texas Hold’em Poker, in quanto entrambi prevedono carte scoperte sul tavolo, si tratta in realtà di un gioco molto diverso. Nella versione antica si utilizzavano tre mazzi di carte da cui venivano eliminate quelle con valori da due al sei e tutti i jolly, ma nella versione moderna sicula si usa il mazzo da 40 carte tradizionale. Questo gioco venne celebrato anche nel capolavoro di Leonardo Sciascia “Il giorno della civetta” dove proprio uno dei protagonisti si chiama Zecchinetta.
La Tummula
Gioco tradizionalmente natalizio in Sicilia, la Tummula (Tombola) non prevede l’utilizzo delle moderne cartellette ma di diversi mazzi di carte tradizionali, di cui uno viene assegnato al banco. In questa tipica tombola siciliana ogni cartelletta è composta da una serie di carte disposte scoperte che possono essere girate solo quando il banco estrae dal mazzo la carta corrispondente, mentre le puntate sono le stesse della versione più moderna, prevedendo quindi i classici ambo, terno, quaterna, cinquina e tombola.
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