Le proposte del sindacato per arginare la crisi senza fine

“L’economia siciliana continua ad arretrare. Dal 2008 ad oggi è andato in fumo il 40 per cento del valore aggiunto dell’industria, gli investimenti si sono pressochè dimezzati, 230 mila posti di lavoro sono andati perduti e il Pil è’ calato del 16 per cento”. Sono i crudi presentati dai sindacati confederali che analizzano la situazione economica e sociale: “Ad aggravare lo scenario è intervenuta la crisi della Regione siciliana che, non avendo più le risorse necessarie per dare copertura finanziaria alla spesa corrente, ha di fatto bloccato il bilancio di previsione 2015, rinunciando al contenzioso con lo Stato, in attesa di un intervento risolutore del Governo nazionale. Si attende che una parte del gettito fiscale attualmente riscosso dallo Stato, venga corrisposta alla Regione, anche in riferimento alle accise petrolifere e alle previsioni statutarie. Alla crisi attuale contribuisce anche il nulla di fatto sul fronte della lotta all’evasione fiscale, un tema che va affrontato subito intervenendo su Riscossione Sicilia che oggi è un colabrodo. Se non si recupera efficienza e trasparenza sarà inevitabile il trasferimento di personale e gestione del servizio ad Equitalia.
Davanti ai dati Istat che dimostrano ancora una volta il divario tra Sud e Nord del Paese, per i tre confederali “è urgente che il Governo nazionale modifichi le sue scelte e cominci a considerare il Sud come la leva per una nuova stagione di sviluppo sostenibile. Questo tipo di opzione non può avere come perno solo i Fondi europei – la cui spesa va resa efficiente, coerente ed efficace – ma necessita anche di investimenti ordinari, per i quali urge dunque un riequilibrio”.
“Al Governo Renzi – proseguono – si chiede di dare concreta attuazione agli Accordi di programma quadro per la modernizzazione della rete ferroviaria, della portualità e della logistica, impedendo a Rfi e a Trenitalia di smantellare i collegamenti tra la Sicilia e il resto del Paese. La Regione siciliana non può assecondare questi scippi e deve mettere a punto un piano dei trasporti che consenta di spendere le risorse della Comunità europea per le infrastrutture, partendo dallo sblocco delle tantissime incompiute, per dare anche risposta al settore edile che versa in una condizione di crisi drammatica. Respingiamo una spending review sul piano nazionale che taglia i servizi colpendo lavoratori e aziende. Non è accettabile il continuo inasprimento della pressione fiscale sulle famiglie che, in Sicilia, per il 52,6% versano in stato di deprivazione con la tendenza a scivolare verso la condizione di povertà relativa (32,5% delle famiglie siciliane) e assoluta (15,8% delle famiglie siciliane). Per le famiglie sono necessarie misure di sostegno al reddito e un nuovo welfare”.
Parecchie le richieste al governo regionale: “No alla spending review, che non sta eliminando gli sprechi e nemmeno i privilegi, evidenziano le organizzazioni sindacali.
Per quanto riguarda le Province “il disegno di legge sull’abolizione deve servire per tagliare i costi della politica; è positiva la previsione di costi standard per l’acquisto di beni e servizi ma sono insufficienti le garanzie occupazionali per i lavoratori”. I sindacati chiedono poi “la creazione di una cabina di regia – tra Pubblica amministrazione e parti sociali – per monitorare le emergenze dell’apparato produttivo e per sbloccare gli investimenti, a partire dai due miliardi per Gela previsti dall’Eni.