Reminiscenze di studi universitari mi inducono a fare, anche se con un grosso azzardo, un parallelismo fra due fenomeni : uno di natura sociale e l’altro biologico. Quello sociale attiene al gravissimo problema che è la corruzione praticata da soggetti di alto rango politico-amministrativo che gravitano negli apparati statali e regionali; quello biologico attiene al meccanismo dei radicali liberi nel corpo umano. Ma cosa hanno in comune questi due meccanismi per essere messi in allegorica associazione anche se sostanzialmente diversi l’uno dall’altro? Quello che hanno in comune è la produzione di effetti dannosi negli apparati nei quali agiscono. Fra i tanti, uno dei peggiori mali che affligge il nostro paese, la corruzione è uno dei più dannosi sul piano etico-morale e su quello economico perché, secondo stime fatte da autorevoli specialisti, produce al PIL, ogni anno, danni per una novantina di miliardi di Euro. I radicali liberi, così chiamati per la mancanza di un elettrone, sono molecole che si formano con i processi metabolici dell’organismo. Per la loro caratteristica strutturale, che li rende instabili, tendono a prendersi, da un’alta molecola, l’elettrone mancante. Questa indebita approvazione, se va a buon fine, danneggia le molecole stabili con conseguente insorgere di patologie, anche gravi, come i tumori .

Detto questo, quali sono le azioni di contrasto per neutralizzare gli effetti negativi dei due fenomeni nei loro specifici ambiti? I radicali liberi vengono neutralizzati dagli antiossidanti con la spontanea cessione di un elettrone che li rende stabili e in condizioni di non creare danni all’organismo. Di ben altra portata e complessità perché non naturale e spontaneo, è il processo di contrasto da parte degli organi preposti al fenomeno corruzione. A questa pratica comportamentale con specificità delinquenziale sono particolarmente dediti, per tornaconto personale: imprenditore, burocrati di alto livello, politici, operatori finanziari e altri soggetti di medio e piccolo calibro che gestiscono l’iter degli appalti pubblici e dei provvedimenti governativi e regionali che prevedono capitoli di spesa. In mancanza di anti ossidanti di anticorpi lo Stato, per combattere la corruttela che in questi ultimi anni ha assunto proporzioni enormi, deve fare ricorso alle sue migliori risorse con capacità preventive e oppressive.

La legge anticorruzione con l’aumento delle pene per corruttori e corrotti, approvata recentemente, è il supporto più importante e determinante per scardinare la roccaforte della connivenza delinquenziali che sono l’humus ideale per la nascita e la crescita del malaffare e di tutte le tante strategie, con malefica interattività fra loro, che sono mirate a lucrare denaro pubblico con grave danno della collettività. Con la nuova legge della quale si sentiva indifferibile necessità lo Stato, nel gioco delle parti, ha calato la carta vincente che può, finalmente, stroncare se non del tutto, ma in buona parte, il criminale fenomeno.