Covid, Musumeci: “Sulle misure decidono i contagi, non la politica”

I contagi crescono ogni giorno e la Sicilia è una delle regioni in cui il dato è più preoccupante. Gli ospedalizzati nell’Isola raggiungono l’11,5% del totale dei casi. Una cifra ben sopra la media italiana, che si ferma al 6,6%.

In Sicilia è valida fino al 30 ottobre l’ordinanza che dispone l’uso obbligatorio delle mascherine quando si è tra estranei, la registrazione e i tamponi rapidi per chi proviene da alcuni stati esteri, controlli periodici sul personale sanitario e sui soggetti cosiddetti fragili, oltre ai divieti di assembramento.

Abbiamo bisogno di fare appello al senso di responsabilità” ha detto il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, a Omnibus su La7 questa mattina “E’ finito l’effetto paura, e quando non c’e’ più paura ognuno si sente libero di comportarsi quasi a voler sfiorare il destino stando in giro senza mascherina. Questo atteggiamento è irresponsabile non solo per chi lo fa, ma anche alle persone con cui può imbattersi. Serve un’azione severa – ha aggiunto – non servono mille sanzioni, ne bastano dieci pesanti per diventare deterrenti. Vedo poco impegno da parte delle Prefetture, se si intensificasse l’azione di prevenzione e sanzionatoria basterebbero alcune azioni eloquenti. Serve un senso di responsabilità’ collettiva e individuale, le norme ci sono per essere rispettate e se facciamo ordinanze ma nessuno dice nulla e’ inutile farle”.

Il governatore ha aggiunto che “La linea più dura non la decide la politica ma i numeri, la decide questo maledetto virus, non si può immaginare una misura restrittiva se i dati non suggeriscono l’opportunità’ di farlo. In Sicilia ho istituito 5 zone rosse, sono scelte sofferte e dolorose ma inevitabili, se i dati esulano da un andamento fisiologico io non posso determinare la chiusura”.

Anche Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e consulente del ministro della Salute in un’intervista ha dipinto uno scenario preoccupante: “Quello che si è verificato da giugno in poi è un raddoppio dei casi ogni mese. Avevamo 200 casi, poi 400, poi 800, poi 1600 e adesso stiamo a oltre 4mila casi. Quindi rischiamo fra un mese di avere oltre 8 mila casi al giorno e tra due mesi, quando arriverà l”influenza, di avere 16 mila casi in un giorno“.

“È stato sottovalutato il fatto storico che tutte le pandemie hanno una seconda ondata più pericolosa della prima” e “rispetto a quello che ci aspetta, cioè una pressione enorme con l’arrivo dell’influenza, bisognava rafforzare il sistema di testing allargandolo a tutte le strutture, sia pubbliche che private che sono in grado di farlo, e poi con i pronto soccorso che in molti casi non hanno ancora fatto i percorsi differenziati”.

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