“Subito al lavoro per il contratto dei dirigenti regionali. Il Governo Musumeci – afferma l’assessore alla Funzione pubblica, Marco Zambuto – è impegnato a fondo nella definizione dei documenti finanziari. Il rendiconto 2019 sarà riapprovato dalla Giunta nel più breve tempo possibile.
All’Assemblea regionale siciliana sono già calendarizzati i lavori in commissione per l’approvazione del bilancio di previsione 2021-2023 e la manovra sarà incardinata il 5 marzo in aula. Una volta definiti i documenti contabili riproporremo il contratto all’esame della Corte dei Conti, corredato di tutti i chiarimenti necessari a confermarne la copertura finanziaria”.
“Si tratta – aggiunge Zambuto – di un contratto che colma 16 anni di vuoto e parecchie lacune dal punto di vista giuridico. Una volta applicato, infatti, consentirà di modificare l’attuale obsoleta disciplina che regola il rapporto di lavoro dei dirigenti dell’amministrazione regionale equiparandola a quella della dirigenza ministeriale, alla quale il nuovo contratto fa riferimento così come indicato dalle norme vigenti”.
Incalzano Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto del Siad-Csa-Cisal: “Alla luce della bacchettata della Corte dei Conti che non ha certificato l’ipotesi di accordo di rinnovo del Contratto della Dirigenza della Regione Siciliana, scaduto ormai da 16 anni, chiediamo al presidente Nello Musumeci di assumersi le sue responsabilità.
Dia esecuzione al contratto avviando i pagamenti e integri la relazione tecnica, così da chiarire le questioni poste dalla magistratura contabile”.
“Secondo la Corte le significative carenze informative contenute nella relazione tecnica non consentono di operare una verifica dell’attendibilità delle stime operate dall’Aran sui costi contrattuali a regime e l’incertezza del quadro finanziario per il triennio 2019-2021, non sorretto dai dati certificati del rendiconto 2019, impedisce di effettuare una corretta valutazione dell’incidenza dei costi del rinnovo contrattuale previsto nell’ipotesi di accordo, tanto per l’area della dirigenza regionale che per quella degli Enti regionali – dicono Badagliacca e Lo Curto – È inconcepibile che, nonostante la riduzione della dotazione organica e l’aumento dei carichi di lavoro, i dirigenti continuano ad essere penalizzati nella remunerazione”.
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