Mafia, colpo al clan Messina Denaro: 14 arresti tra Mazara e Marsala
Duro colpo agli affiliati del clan del super latitante Matteo Messina Denaro. Questa mattina, a Marsala e Mazara del Vallo, i carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Trapani hanno dato esecuzione ad un fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di 14 persone indagate per associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, detenzione illegale di armi e munizionamento, con l’aggravante del metodo e delle finalità mafiose.
Il provvedimento costituisce un’ulteriore fase dell’articolata manovra investigativa sviluppata dal ROS, con il coordinamento della Procura di Palermo, per la cattura del latitante, mediante il progressivo depotenziamento dei circuiti di riferimento e il depauperamento delle risorse economiche del sodalizio.
Al centro dell’impegno investigativo c’è il mandamento di Mazara del Vallo e la sua articolazione territoriale rappresentata dalla famiglia mafiosa di Marsala, capeggiata da Vito Vincenzo Rallo, ed operante secondo le espresse direttive di Messina Denaro.
Le indagini sull’aggregato mafioso marsalese hanno permesso di individuare gli assetti di vertice ed i delitti perpetrati dalla famiglia lilibetana, fornendo importanti elementi sulla sua collocazione baricentrica nelle relazioni criminali tra le province di Trapani e Palermo, nonché rilevanti ed inediti elementi in ordine alla costante operatività e periodica presenza, in territorio trapanese, del latitante.
Il mandamento di Mazara e la famiglia di Marsala.
Nell’ambito della manovra investigativa sviluppata dal R.O.S. per la cattura del latitante, nel maggio del 2011 veniva avviata un’attività investigativa sul mandamento di Mazara del Vallo, storica roccaforte ed influente realtà di cosa nostra trapanese. Tale aggregato mafioso, secondo le risultanze dell’indagine, continuava a rappresentare una entità strategica nelle dinamiche criminali d’area tanto da cagionare diretti pronunciamenti dell’indiscusso capo di cosa nostra, Messina Denaro. Era, infatti, proprio il latitante, secondo quanto acquisito dalla voce degli intercettati, ad impartire cogenti direttive volte al mantenimento degli equilibri mafiosi interni ad una delle più importanti articolazioni territoriali del predetto mandamento, ossia la famiglia mafiosa di Marsala.
L’aggregato criminale lilibetano, capeggiato da Rallo e caratterizzato da pericolose conflittualità interne tra gli affiliati, veniva sostanzialmente pacificato dall’intervento del latitante; nel gennaio 2015 Messina Denaro, attraverso gli ordini comunicati ai sodali da Nicolò Sfraga (capo decina marsalese e luogotenente di Rallo) e rivelando di fatto la propria presenza nell’area trapanese, minacciava di essere pronto a risolvere manu militari eventuali inosservanze ed inadempienze dei locali uomini d’onore.
La “decina” di Petrosino-Strasatti
Gli elementi raccolti e le dinamiche documentate hanno consentito di individuare un primo aggregato criminale complessivamente inquadrabile come decina di Petrosino-Strasatti, facente capo alla famiglia di Marsala e composto a sua volta da due sottogruppi di affiliati riferibili l’uno a Nicolò Sfraga, vero e proprio luogotenente imposto dal capo famiglia marsalese Vito Vincenzo Rallo, che annoverava tra le proprie fila Domenico Centonze, Calogero D’Antoni, Giuseppe Giovanni Gentile e Simone Licari; l’altro a Vincenzo D’Aguanno che, sostenuto da Michele Lombardo, Alessandro D’Aguanno e Andrea Antonino Alagna, seppur sempre sottoposto agli ordini di Rallo, mal sopportava le autoritarie ingerenze di Nicolò Sfraga nell’imposizione di quella che veniva ritenuta un’iniqua spartizione delle risorse economiche del territorio di competenza.