Ma, mentre a livello nazionale le prese di posizione hanno avuto eco diversi, da noi le parti sociali hanno levato gli scudi contro il governo regionale. Due pesi e due misure, come se la crisi globale fosse diversa da territorio a territorio”. Lo ha affermato il vicepresidente della Regione Siciliana con delega all’Economia, Michele Cimino, concludendo i lavori del seminario svoltosi nel pomeriggio alla Lumsa sulla finanziaria regionale.
“Chi paragona la situazione della Sicilia a quella della Grecia – ha detto l’assessore – e’ in perfetta malafede. Bene farebbero coloro che si affidano al giudizio di una sola agenzia di rating inglese a consultare le altre tre agenzie che controllano la Regione siciliana e che non solo la ritengono solvibile, ma ne danno un giudizio piu’ positivo rispetto a quello che danno del nostro Paese nel suo complesso. Aggiungo che mentre la nostra Regione, piu’ lungimirante, si e’ disfatta in tempo dei titoli greci in proprio possesso, altrettanto non hanno fatto tante Regioni del Nord le quali si trovano oggi con buchi di centinaia di milioni di euro che celano non avendo come farvi fronte”.
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“Affermava il padre del famoso 740, il ministro Bruno Visentin, che per risolvere i problemi economici dell’Italia ‘e’piu’ facile colpire i 4/5 dei cittadini a reddito fisso, anziche’ il quinto che evade’. Ma eravamo negli anni ’70 – ha proseguito Cimino – per cui ancora non si intravedeva quella crisi globale che in questo periodo sta toccando pesantemente tutte le nazioni. Nessuno puo’ dimenticare che la Sicilia sinora ha avuto fatte solo promesse ancora non onorate dallo Stato per cui se non si vuole trovare di fronte a conseguenze inimmaginabili e non governabili e’ necessario che si trovi un accordo reale e non si parli dell’applicazione del federalismo quando non ci sono o si tolgono le condizioni per tentare di attuarlo”.
“Inoltre non condivido – ha affermato – l’ulteriore taglio che lo Stato fa sugli enti locali. E’ estremamente facile trasferire competenze, ma con esse sono necessarie anche le somme per farvi fronte. In caso contrario gli enti locali sono costretti ad aumentare le imposte facendo gravare sui propri cittadini i maggiori oneri derivanti da tali scelte. Cio’ in realta’ significa di fatto mettere le mani nelle tasche degli italiani, soprattutto degli italiani del Mezzogiorno che vivono in maggioranza con un reddito fisso”.
“Vorrei ancora ricordare – ha aggiunto Cimino – che la Sicilia si e’ fatta carico di una riforma sanitaria, che ha avuto l’apprezzamento da parte del governo, che ci ha consentito di diminuire enormemente gli sprechi e oggi non dovremo mettere altre tasse ai nostri conterranei per rientrare del debito. La Regione ancora ha predisposto un Par-Fas che, oltre ad essere approvato dal Cipe, ha avuto l’apprezzamento del ministro Tremonti: ma non mi risulta che tali fondi siano stati a noi trasferiti, mentre sembra che una parte di essi abbiano gia’ preso la via del Nord per aree certamente non svantaggiate e dove l’evasione fiscale pur numericamente piu’ contenuta e’ certamente qualitativamente piu’ consistente nelle cifre evase”.
“Forse sarebbe stato un bene – ha concluso il vicepresidente della Regione – che l’Unione europea per salvare l’euro obbligasse gli Stati membri ad adottare misure congrue per la ripresa economica. Per ultimo voglio sottolineare che la Sicilia, prima del governo nazionale ha varato una finanziaria rigorosa e, pur avendo previsto per le imprese il credito di imposta ed altre misure finalizzate alla crescita, non ha trovato nei rappresentanti delle forze sociali la stessa considerazione, apprezzamento e morbidezza offerta sostanzialmente a Tremonti che sicuramente sta facendo un ottimo lavoro”.
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