Cronaca

Catania la città con la Tari più costosa, incrementi in ogni regione

Dal nuovo rapporto di Cittadinanzattiva sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti, messo a punto grazie alla rilevazione annuale dell’Osservatorio prezzi e tariffe è emerso che la città con la tariffa rifiuti più costosa nel 2020 è Catania, dove si pagano 504 euro a famiglia all’anno (come nel 2019); mentre quella più economica è Potenza, con 121 euro a famiglia.

Rispetto ai 112 capoluoghi di provincia presi in esame, ci sono state alcune variazioni della tariffa rispetto all’anno precedente, con un aumento in 30 capoluoghi, una diminuzione in 11.

A Crotone viene segnalato l’incremento più elevato con più 14,1%; a Venezia invece la diminuzione più consistente con un meno 16,2%. A livello di aree geografiche, in media c’è una differenza di 91 euro di costi tra Nord e Sud del Paese: al Nord, dove costano meno, la media è di 258 euro (uguale rispetto al 2019), al Centro è di 304 euro (era di 299 nel 2019), al Sud che è l’area più costosa è di 349 euro (erano 351 nel 2019).

A Palermo intanto, il sindaco Leoluca Orlando ha chiesto di verificare la possibilità di differire il termine per il pagamento della 2^ rata TARI, per la sola annualità 2020 e quale misura del tutto straordinaria legata all’emergenza da Covid 19, quanto più possibile a ridosso del 31.12.2020. 

“In questo momento così difficile e anche per favorire l’emanazione dei provvedimenti regionali che renderanno operativa la riduzione già decisa dal Comune per le imprese – dichiara il sindaco – un rinvio eccezionale della scadenza è indispensabile”.

L’indagine di Cittadinanzattiva, sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia, prende come riferimento nel 2020 una famiglia tipo composta da tre persone, e una casa di proprietà di 100 metri quadrati. In base a quanto emerge, a fronte di una tariffa media nazionale che resta invariata, a livello territoriale ci sono aumenti e diminuzioni.

Si registra un incremento – viene spiegato – in 10 regioni: Molise (più 4,3%), Calabria (più 3,4%), Umbria (più 2,8%), Liguria (più 2%), Lazio (più 1,9%), Marche (più 1,7%), Friuli Venezia Giulia (più 1,6%), Trentino Alto Adige (più 1,4%), Toscana (più 0,8%), Piemonte (più 0,7%). Mentre le tariffe sono in diminuzione in sei regioni: Abruzzo (meno 2,8%), Veneto (meno 2,2%), Sardegna (meno 1,5%), Sicilia (meno 1,4%), Puglia (meno 0,8%) e Campania (meno 0,4%). La spesa resta invariata in quattro: Basilicata, Emilia Romagna, Lombardia e Valle d’Aosta.

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Redazione

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