Quando ci si approccia a qualcosa di nuovo in maniera sconsiderata, il più delle volte se ne esce scottati e delusi: vale per i ristoranti, vale per i film appena usciti al cinema, vale per gli sport estremi e in sostanza vale per tutti gli aspetti della vita che coinvolgano in modo totale o parziale la nostra emotività.
Restare delusi è, in definitiva, un’attitudine densa di umanità che ci lascia con l’amaro in bocca e ci invita caldamente a non ripetere l’operazione appena conclusa.
Non è questo il caso del 6° Catania Film Festival che da mercoledì 19 a sabato 22 Aprile ha colorato la città di Catania con proiezioni e incontri di buon livello, con la partecipazione di ottimi attori del panorama nazionale e non, ma soprattutto con un intento ben chiaro ossia portare il buon cinema che esiste, vive e respira a pieni polmoni- in una città unica sul piano culturale, artistico e geografico com’è Catania.
Tutto curato nei minimi dettagli (nonostante i costi di produzione prossimi allo zero), il Festival si presenta con un ottimo biglietto da visita: uno spot esplosivo realizzato con la regia di Giancarlo Giuliano sulle note di La La Land per le vie di Catania.
Continua meglio qualcosa iniziato bene, con i film in concorso WALLS- Il mondo diviso (regia di Pablo Iraburu e Migueltxo Molina) e Il più grande sogno (regia di Michele Vannucci con un ottimo Mirko Frezza). Al netto delle tifoserie e dell’esito della giuria giovani, entrambi sono stati capaci di mettere insieme due spaccati di vita che, con pennellate a tratte ironiche a tratti cr
Va a Mirko Frezza il premio “Miglior Attore Rivelazione” e non sarebbe potuto essere altrimenti se consideriamo la qualità di questa produzione indipendente che apre le porte di una Roma sfregiata che con serietà, coraggio ma soprattutto con impegno e duro lavoro, è riuscita a rimettersi in piedi e a raccontarsi ottimamente, rompendo un po’ il continuum delle serie televisive patinate e dei luoghi comuni legati a realtà difficili delle nostre città.
Plauso anche per l’ottimo intervento di Kehinde Jolawemi, accompagnato da Adelaide Cristaudo della coop. I Girasoli, che ha raccontato l’importanza dello studio e della lettura per un giovane migrante da poco arrivato in Italia.
Il Festival nel frattempo prosegue con ritmi frenetici ma in giornate scorrevoli che non pesano nonostante le ore che passano. Venerdì 21 Aprile è la giornata dedicata ai cortometraggi, che ad onor del vero rivela anche qualche pecca sul piano dei film presentati.
Risulta difatti deludente Pussy, cortometraggio d’animazione polacco per la regia di Renata Gasiorowska, eccentrico ma nauseante, un prodotto del quale non si avvertiva affatto il bisogno e che tratta con leggerezza (troppa) un argomento che andrebbe affrontato con la serietà di un grande artista, totalmente assente in questo caso. Riusciva a farlo Lucio Dalla (Disperato Erotico Stomp docet) ma si sa che certe cose non sono per tutti.
Sublime e delicatissimo invece The Silence (regia di Farnoosh Samadi e Ali Asgari) che tocca le corde del cuore, strappando anche qualche lacrima in meno di 15 minuti.
Nulla quaestio sulla grande presenza di Violante Placido, ospite d’onore del Festival, che porta a casa il premio Gold Elephant World “Catania Cinema Europeo”, gli scatti dei fotografi, le interviste dei giornalisti nella piovosa conclusione della 3° giornata, chiudendo con un dj-set d’eccezione.
Di indubbio valore il cortometraggio Candie Boy, capace di raccontare in 9 minuti netti le reazioni di due genitori davanti alla presunta omosessualità del figlio, con delicatezza e irriverenza non comuni.
Un Festival interessante, ricco di ospiti e di bei lavori cinematografici. Da ripetere!
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