Boss ai domiciliari per il Covid, comunicava coi walkie talkie

La scarcerazione di Pino Sansone, 70 anni e boss dell’Uditore, era stata decisa fra mille polemiche, perché anziano, malato e a rischio contagio Covid.

Ma non appena a casa Sansone avrebbe ricominciato a mantenere contatti con l’esterno e un ruolo di primo piano.

Adesso si sono riaperte le porte del carcere su richiesta dei pm Amelia Luise e Giovanni Antoci, coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca. Dalle indagini sarebbe emerso che negli ultimi mesi Sansone avrebbe “in almeno settanta occasioni» violato le prescrizioni a cui è sottoposto dal luglio dello scorso anno comunicando con qualsiasi mezzo… con persone diverse da quelle che con lui abitualmente coabitano o che l’assisto- no”.

Per eludere i controlli il boss si sarebbe avvalso dell’utilizzo di ricetrasmittenti, walkie talkie che sarebbero serviti poter comunicare senza difficoltà all’esterno rimanendo all’interno della sua abitazione.

Per la Procura, si tratta di una lunga serie di violazioni gravi che hanno determinato la richiesta della sua detenzione in carcere e la revoca dei domiciliari.

Intanto nel carcere Pagliarelli di Palermo sono saliti a 49 i detenuti positivi accertati di cui solo due con sintomi lievi: gli altri sono tutti asintomatici. Nella casa circondariale è stato disposto uno screening che ha interessato tutti i 1300 detenuti.

Anche il boss Giovanni Brusca è in isolamento perché ha contratto il Covid-19. Non potrà quindi presenziare al processo d’appello sulla trattativa tra Stato e mafia.

LEGGI ANCHE

DATI CORONAVIRUS SICILIA LUNEDI’ 18 GENNAIO