Palermo 18 marzo – Sarà stata forse l’elezione di Papa Francesco a stimolare miracoli, o semplicemente la scoppola ricevuta attraverso il risultato delle elezioni, ma l’incredibile è successo: il morto che parla, colui che aveva placidamente dormicchiato dopo la vittoria delle primarie, on. Pierluigi Bersani, ha battuto un colpo. Ha decisamente sparigliato le carte proponendo per la seconda e terza carica delle Stato due personalità di alto profilo, non di apparato, alla loro prima legislatura (Laura Boldrini e Piero Grasso) scongiurando quella che stava profilandosi come una scelta incomprensibile cioè proporre due notabili del partito (Franceschini e Finocchiaro) con la conseguenza di dare pienamente ragione a chi accusa la politica di arroccarsi su stessa non dando spazio al cambiamento.
La vera partita era al Senato, visto che alla Camera il Pd ha la maggioranza all’assemblea. Cosa hanno deciso di fare gli altri gruppi? Monti, alla ricerca di una propria candidatura alla presidenza del senato come trampolino di lancio per il Quirinale, ha deciso di votare scheda bianca dopo aver tentato un accordo con il pdl. Il Pdl ha proposto come alternativa a Grasso niente meno che Renato Schifani, il presidente uscente, dando un netto segnale di restaurazione.
Non c’era nessuna personalità fresca, fuori dai soliti circuiti all’interno dei senatori del Pdl? Se la risposta è no, la cosa è decisamente preoccupante, ma se la risposta è si lo è ancor di più. Con un candidato di rinnovamento probabilmente avrebbero trovato la sponda di Monti. Il movimento 5 stelle alla prima prova del nove ha fatto splash: messo di fronte alla scelta tra Grasso e Schifani ha stabilito una linea ufficiale (scheda bianca) dopo un’assemblea rumorosa e disordinata (ovviamente senza l’amata diretta Web, strano no?) dalla quale alcuni esponenti del gruppo hanno deciso di dissentire scatenando gli strali di Grillo. Il “metodo”del movimento si disegna sempre più rivoluzionario, nel senso tecnico-politico del termine: tutto ciò che è proposto dal “sistema” è inaccettabile a prescindere, chi dissente dalla linea non ha diritto di cittadinanza. La strategia è chiara (citando Don Milani citato ieri da Gramellini): avere le mani pulite ma tenerle in tasca.
In sintesi, la mossa bersaniana ha messo allo scoperto quello che già si sapeva: la ragion politica (tradotto: la convenienza di ogni singolo gruppo, talvolta neanche perseguita con particolare sagacia) continua a prevalere sugli interessi collettivi. Da questa vicenda Bersani dovrebbe trarre le logiche conseguenze, puntando decisamente sul cosiddetto “piano B”: fare un passo indietro, e proporre un governo di altissimo profilo mettendo di fronte agli altri gruppi la responsabilità di mandare nuovamente al voto il paese, con la medesima legge elettorale, senza alcuna sicurezza di vedersi ritornare un risultato chiaro ed univoco.
Cosa succederà? Ci sarà un tentativo (perdita di tempo viste le premesse) di Bersani a cui seguirà il piano B che non troverà appoggio in parlamento (al massimo ci potrebbe essere l’appoggio di Monti ma non quello di Grillo interessato a monetizzare un eventuale inciucione) a cui seguiranno o nuove elezioni o un’improduttiva riproposizione dell’alleanza pd-monti-pdl che renderebbe tutti questi mesi assolutamente inutili (era necessario votare per ritornare al punto di partenza?). Con i movimenti tellurici per la presidenza della repubblica in atto, quando torneremo ad avere un indirizzo politico in grado di governare la crisi sociale, economica e culturale del nostro paese? . Ai posteri l’ardua sentenza.
Ps: “Ogni eletto risponderà al Programma del M5S e alla propria coscienza, non a organi direttivi di qualunque tipo (…) La libertà di ogni candidato di potersi esprimere liberamente in Parlamento senza chiedere il permesso a nessun capo bastone sarà la sua vera forza. Il M5S vuole che i cittadini si facciano Stato, non che si sostituiscano ai partiti con un altro partito. I partiti sono morti, organizzazioni del passato, i movimenti sono vivi. Oggi i parlamentari sono soltanto dei peones che schiacciano un pulsante se il capo, che li ha nominati, lo chiede. Non sono nulla, solo pulsante e distintivo. Il M5S vuole far entrare degli uomini e delle donne alla Camera e al Senato che rispondano solo alla Nazione e al proprio mandato.” (Beppe Grillo, comunicato politico numero 45, 11 agosto 2011). Omonimia?
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