Sul caso della bambina di Palermo che ha rischiato la vita per una sorta di gioco/sfida su TikTok interviene l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime: “Innanzitutto, mi domando come mai una bambina di dieci anni avesse un profilo o accesso a TikTok, dato che si tratta di un social che, in base alle sue regole, consente l’iscrizione a partire dai 13 anni. Regole però non soggette a controlli particolari, e così basta ‘mentire’ sull’età e ci si iscrive.
Non si vuole capire che i social non sono giocattoli per bambini, ma mondi virtuali in cui, spesso senza i dovuti controlli, vengono caricati video e immagini assolutamente non idonei a menti acerbe che non possono capire né i contenuti né le conseguenze cui vanno incontro partecipando a certe assurde sfide.
E i genitori o gli adulti dovrebbero controllare, sempre, sia chi ‘seguono’ i loro figli, sia i loro followers. Oltre al fatto che servono regole severe che impediscano l’accesso a chi non ha l’età stabilita e che sanzionino in modo efficace chi pubblica e condivide contenuti che istigano alla violenza e all’autolesionismo», ha concluso Elisabetta Aldrovandi, presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime.
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