Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono stati iscritti nel registro degli indagati a Firenze, come presunti mandanti della stagione stragista degli anni Novanta. L’avvocato di Berlusconi Niccolò Ghedini ha già ricordato più volte che sul punto l’ex premier è stato già scagionato nel passato da ogni possibile accusa e che queste nuove accuse sono infamanti.
La procura di Firenze ha già ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la riapertura del fascicolo, archiviato nel 2011, e ha delegato nuovi accertamenti alla Direzione investigativa antimafia. Obiettivo, passare al setaccio le parole pronunciate in carcere dal boss Giuseppe Graviano, intercettato dai pubblici ministeri palermitani del processo ‘Trattativa Stato-mafia’ mentre parlava dell’ex presidente del Consiglio e dall’ex senatore di Forza Italia in carcere per scontare una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
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La riapertura delle indagini partirà dalle parole del boss palermitano di Brancaccio, Giuseppe Graviano, che, intercettato il 10 aprile 2016 nel carcere di Ascoli, si lascia andare a confidenze con il compagno d’aria Umberto Adinolfi. «Berlusconi mi ha chiesto questa cortesia, per questo c’è stata l’urgenza – diceva Graviano, in carcere da 23 anni – . Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi, lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa. Trent’anni fa, venticinque anni fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi… ».
Il 13 settembre, nel corso dell’audizione davanti alla Commissione bicamerale presieduta da Rosy Bindi, il sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo aveva ricordato che Giuseppe Graviano, tra i principali protagonisti (lui e il suo mandamento di Brancaccio) della fase esecutiva della strage di Via D’Amelio è – lo sappiamo da sentenza definitiva – il principale protagonista degli attentati a Roma, Firenze e Milano del 1993.
Quattordici mesi di intercettazioni sono state depositate al processo di Palermo, nel giugno scorso (dove è indagato Dell’Utri), ma ci sono centinaia di omissis in quelle carte. Tutto il dossier è stato invece inviato dai pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi alle procure di Firenze e Caltanissetta, che indagano rispettivamente sulle stragi del 1993 e quelle del 1992. Ed ecco le nuove indagini. Firenze ha riaperto, Caltanissetta sta valutando.
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