Cronaca

B&B senza partita IVA, categoria esclusa dal decreto “Ristori”

In Sicilia sono un esercito e in molti vivono della loro attività “domiciliare” di B&B, ma sono stati completamente dimenticati dal decreto “ristori” che dovrebbe supportare tutte le categorie danneggiate dagli effetti della pandemia in corso.

Stiamo parlando dei gestori di B&B con SCIA non imprenditoriale. La classificazione di “B&B” viene interpretata dalla legge in due modi: ci sono le strutture gestite con partita IVA e quelle che lavorano con il codice fiscale del proprietario.

Dal punto di vista fiscale l’attività di B&B eseguita a conduzione familiare, può gestire fino a 5 camere con 20 posti letto al massimo, ma con periodi di chiusura di circa 3 mesi l’anno, ai fini fiscali non viene considerata un’attività commerciale, quindi può essere aperta senza partita IVA.

Chi esercita l’attività di B&B sia “a conduzione familiare” che “in forma imprenditoriale” ha l’obbligo di iscrizione presso l’apposito Albo tenuto dal Comune, e l’apertura e la cessazione dell’attività di B&B sono soggetti a segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) da presentare allo sportello unico per le attività produttive (SUAP) del comune competente per territorio.

La maggior parte dei B&B con queste caratteristiche sono attivi con SCIA non imprenditoriale, visto che la legge lo consente, riuscendo così a risparmiare sugli ulteriori costi di gestione di una partita IVA.

Anche loro, come tutto il comparto del turismo ha risentito pesantemente della crisi dovuta alla pandemia da Coronavirus e, dal mese di marzo ad ora, il Governo non ha previsto nessuna misura in loro aiuto.

LEGGI IL DECRETO RISTORI COMPLETO QUI

Il così detto decreto Ristori ha previsto 400 milioni di euro a sostegno del settore turistico, nello specifico potranno ricevere contributi le agenzie di viaggio, i tour operatori, e le guide, ma la categoria dei gestori di B&B con SCIA non imprenditoriale non è stata presa in considerazione.

Questo perchè formalmente le strutture in questione non sono state “chiuse” dall’ultimo dpcm ma nei fatti il comparto è fermo. Un aiuto potrebbe arrivare dalla Regione siciliana, ma manca al momento un’interlocuzione che sollevi la questione mentre il settore rischia di soccombere a questa grave crisi sanitaria ed economica.

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Germana Bevilacqua

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