La Corte d’appello di Perugia ha annullato le condanne di primo grado e ha assolto con la formula più ampia “perché il fatto non sussiste” Renato Cortese Maurizio Improta e il gruppo di loro collaboratori con i quali, nel maggio del 2013, guidavano la squadra mobile e l’ufficio immigrazione della questura di Roma. Cortese è il poliziotto degli arresti di Bernardo Provenzano e Giovanni Brusca.
“L’assoluzione di Renato Cortese è il segno di una Giustizia che, quando vuole, riesce sempre a ritrovare il filo della verità. A Cortese l’abbraccio e la stima mia e dell’intera commissione antimafia dell’Ars.” Lo dichiara Claudio Fava.
Cortese, all’epoca della condanna Questore di Palermo, era accusato di presunte irregolarità nell’espulsione di Alma Shalabayeva fermata dalla polizia nel 2013 mentre si trovava in una villa a Casalpalocco, a Roma, dove gli agenti stavano cercando il marito, il dissidente kazako Mukhtar Ablyazov.
Alla donna venne contestato il possesso di un passaporto falso e, pochi giorni dopo, fu espulsa insieme alla figlia di sei anni. Entrambe vennero imbarcate e fatte partire su un aereo diretto in Kazakistan.
La sentenza di primo grado aveva inflitto a Renato Cortese una condanna a cinque anni di reclusione, sentenza ribaltata con la piena assoluzione.
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