Ci sono i tagli ai regionali e il progressivo allineamento alle norme statali, con la cancellazione di una serie di privilegi sul fronte delle pensioni e degli stipendi, l’introduzione della mobilità obbligatoria e restrizioni sul fronte delle malattie e dei permessi retribuiti e sindacali. Norme volute dal “commissario” Alessandro Baccei. Ma ci sono anche i concorsi che riaprono alle assunzioni nell’amministrazione, la ‘messa in sicurezza’ dei Comuni, dei 20.000 precari degli enti locali, dei 6000 Asu; la riforma delle partecipate e il riordino degli enti.
E, poi, il mutuo da 145 milioni e i 674 milioni del Fondo di sviluppo e coesione sottratti agli investimenti per colmare il buco dei conti. Tutto nella Finanziaria con i suoi 102 articoli scritti tra Roma e Palermo, oggetto da ieri di una maratona da chiudere prima della scadenza dell’esercizio provvisorio.
La manovra ridetermina l’organico del comparto non dirigenziale in 13.551 unità e il personale forestale non dirigenziale in 1250 persone e armonizza il sistema pensionistico regionale a quello nazionale: la norma stabilisce che la pensione non potrà superare l’85% della media degli stipendi ricevuti negli ultimi cinque anni. In questi giorni i regionali hanno proclamato uno sciopero e tenuto sotto assedio Palazzo dei Normanni e adesso gridano all’incostituzionalità della legge e preparano nuove proteste.
Un subemendamento Pd consente di potere mettere a concorso un numero di posti – anche per i giornalisti – pari al 10% dei prepensionamenti. Se da un lato quindi si tagliano stipendi e pensioni dei regionali, dall’altro si apre a nuove assunzioni seppure di profili qualificati e laureati.
Passa la riforma delle pensioni, con una finestra fino al 31 dicembre 2016 per andare a riposo con la legge ‘pre-Fornero’: le pensioni non potranno superare il 90% della media stipendi degli ultimi cinque anni.
Inserita la possibilità di una seconda finestra fino al 2020, che scatterebbe in caso di modifica della normativa statale e in tale evenienza il limite è all’85%. della media delle retribuzioni.
Passano le misure di razionalizzazione e contenimento della spesa per i forestali per i quali ci sarà un’unica graduatoria distrettuale, riducendo del 20% gli attuali 8000 addetti dell’antincendio. Si cambia anche sul fronte delle partecipate. Abolite le figure dei direttori generali e i consigli di amministrazione. Ci saranno amministratori unici che godranno di compensi fino a 90.000 euro (contro gli attuali 50.000) per le società maggiori, e a 70.000 per quelle minori. Tagliati del 20% i compensi ai vertici e componenti delle commissioni dipendenti dalla Regione.
Ok al piano di riordino degli enti con la soppressione dell’ente porto di Messina. La norma ha visto schierati a favore il presidente della Regione Crocetta (“Se non si approva faro’ un decreto domani mattina”) e il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone (“Da messinese chiedo di scioglierlo perchè à un ente che non serve a nulla, è stato la vergogna della Sicilia, un ente che ha un Cda per non fare nulla”.
Nel Fondo per l’eliminazione dei residui attivi finiscono 90 milioni di euro per il 2015 e 100 milioni per ciascuno dei due anni successivi. Via libera al nuovo assetto dell’assessorato all’Economia e alla Centrale unica per gli acquisti. Soppresso l’articolo 55 sul sistema informativo regionale che prevedeva l’assegnazione del personale regionale a Sicilia e-servizi al posto dei lavoratori a tempo determinato.
Rafforzato il ruolo di Sviluppo Italia Sicilia “quale società strategica per il perseguimento delle finalità istituzionali della Regione”. E’ riconosciuto quale soggetto in house “cui i dipartimenti devono prioritariamente rivolgersi per l’affidamento delle attività in tema di creazione d’impresa e di assistenza tecnica in relazione all’utilizzo di fondi comunitari”. E, poi, ecco i contributi a fondo perduto per i Comuni in dissesto per l’emergenza idrica e per i pescherecci, in particolari quelli che hanno subito i sequestri nel Canale di Sicilia.
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