Si è svolta stamattina presso la Corte dei Conti di Palermo l’udienza relativa al danno erariale da un milione di euro, contestato dalla Procura contabile per le assunzioni del personale del socio privato transitato negli organici di Sicilia e Servizi, ormai società a capitale interamente regionale.
Sono stati chiamati a dedurre il Presidente della Regione Crocetta, l’attuale amministratore Antonio Ingroia, nella qualità di commissario liquidatore all’epoca dei fatti, l’avvocato distrettuale Giuseppe Dell’Aira che firmò il parere consultivo in base al quale la Giunta di governo deliberò di procedere alle assunzioni; gli ex assessori Antonino Bartolotta, Ester Bonafede, Michela Stancheris, Nelli Scilabra, Patrizia Valenti e Dario Cartabellotta che firmarono con Crocetta la delibera della Giunta; l’allora ragioniere generale della Regione Mariano Pisciotta e la Dirigente Rossana Signorino che rappresentava la Regione nel CdA su delega di Crocetta.
Secondo l’accusa tali assunzioni sarebbero state fatte violando il blocco previsto sia a livello nazionale che regionale e senza seguire le procedure previste per l’accesso al pubblico impiego.
Il primo elemento di scontro ha riguardato la giurisdizione, ossia la competenza, della Corte dei Conti a intervenire sull’operato di Sicilia e Servizi: tutte le difese hanno osservato che, essendo all’epoca dei fatti contestati, una società a capitale misto (51% Regione, 49% socio privato) spetta eventualmente al Tribunale civile pronunciarsi sulla legittimità delle procedure adottate per le assunzioni.
Su questo aspetto il procuratore Albo ha affermato che la società era da considerarsi a gestione esclusivamente pubblica, sia per il regime commissariale che accentrava i poteri su un unico soggetto nominato dal socio pubblico, sia perché la Regione era la destinataria esclusiva dei servizi prodotti, sia perché veniva effettuato un controllo analogo della Regione su tutti i progetti di servizi telematici, che potevano passare alla fase operativa sono se ricevevano il via libera di un apposito comitato.
Un aspetto implicito del dibattimento odierno riguarda il fatto che le decisioni sono state adottate quando la società era ancora formalmente a capitale misto, ma impegnavano la futura società a capitale totalmente pubblico, per assunzioni di personale che quindi avrebbero dovuto seguire le procedure del pubblico impiego.
Il procuratore Albo ha fatto anche un excursus del modus operandi della giunta Crocetta che prima ha perseguito l’obiettivo di internalizzare i servizi informatici, per porre fine agli enormi sprechi prodotti dalla società, attraverso una delibera di giunta che vietava le assunzioni a Sicilia e Servizi ed un apposito articolo della Legge finanziaria che istituiva l’ufficio speciale interno che avrebbe dovuto sostituire progressivamente Sicilia e Servizi, come dimostrano le documentazioni allegate.
Questo processo fu poi bruscamente interrotto alla vigilia del passaggio dell’intero capitale in mano pubblica, quando Crocetta e Ingroia si trovarono d’accordo nel “resuscitare” la società e nel programmare le assunzioni.
Per quanto riguarda le posizioni degli ex assessori, tutti i difensori hanno concordato nel ritenere ininfluente il loro ruolo, che si è limitato ad una semplice presa d’atto del parere dell’Avvocatura dello Stato, che sostanzialmente riteneva legittime le assunzioni, pur in presenza dei blocchi di legge.
Ma la vera partita si giocherà sulla competenza della sezione giurisdizionale: se l’organo presieduto da Luciana Savagnone (che nei mesi scorsi ha bacchettato Crocetta per la sua sottovalutazione delle sentenze per gli extrabudget della formazione Professionale)non si dichiarerà incompetente, appare probabile che l’impianto accusatorio possa reggere, anche se le singole responsabilità potrebbero ricevere una valutazione diversa da quella prospettata dal Procuratore.
Se invece prevarrà la tesi delle difese, la Corte dei Conti dovrà dichiararsi incompetente e quindi rimarrà in piedi soltanto l’inchiesta della Procura della Repubblica che il 16 e 17 giugno interrogherà Crocetta e Ingroia per decidere se nella vicenda delle assunzioni siano riscontrabili reati penali.
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