Pint of Science, Tricomi: “Grandi soddisfazioni per il team catanese”

Nel 2012 Michael Motskin e Praveen Pau,  due ricercatori all’Imperial College di Londra, diedero vita ad un evento chiamato “Meet the researchers” (Incontra i ricercatori) nel quale alcuni malati di Parkinson, Alzheimer, malattia del motoneurone e sclerosi multipla potevano andare nei loro laboratori a vedere quale tipo di ricerca facessero. L’evento fu molto motivante sia per i visitatori che per i ricercatori. Pensarono che se le persone vogliono entrare nei laboratori e incontrare i ricercatori, perché non portare i ricercatori fuori ad incontrare le persone? E così che nacque Pint of Science.

Nel Maggio 2013 si tenne la prima edizione di Pint of Science (nel solo Regno Unito) che ha  portato al grande pubblico alcuni dei più rinomati ricercatori a raccontare il loro lavoro innovativo agli amanti della scienza e della birra.

Quattro anni dopo, con questa edizione, il festival è presente in undici paesi la mondo, centinaia di città (40 città previste in Spagna, circa 20 in Francia, più di 30 previste nel Regno Unito) con centinata di pub, eventi e speakers.

In Italia siamo giunti alla terza edizione e l’evento è giunto quest’anno anche a Catania. Un team di ricercatori giovani e frizzanti affronteranno tematiche “alla spina”, in maniera assolutamente divulgativa nei giorni 15,16 e 17 maggio in tre pub della città catanese. L’evento si svolge in contemporanea in altre 18 città italiane e in altri 11 paesi del mondo. Noi di SiciliaNews24 abbiamo fatto quattro chiacchere con Alessia Tricomi, direttrice del Centro siciliano di fisica nucleare e struttura della materia.

Professoressa, in base a quale criterio sono stati scelti i temi di Pint of Science Catania?

« Pint of Science ha sei temi principali. Da noi i temi  sono stati scelti in base alle attività in cui Catania è molto coinvolta; ciò nondimeno spero che nelle prossime edizioni potremo attivare anche più pub e più temi.

From Atoms to Galaxies” significa soprattutto fisica e a Catania il Dipartimento di Fisica  ha un grande prestigio a livello internazionale ed è, poi, ben radicato a livello locale; lavora, infatti, in sinergia con i più grandi enti di ricerca nazionali e internazionali. Con Atoms to Galaxies parleremo di misteri aperti dell’universo. Inizieremo con onde gravitazionali, parleremo di “materia oscura” e concluderemo su questo tema con “super mondi e super particelle“, dando una apertura su quello che ancora dobbiamo scoprire sui misteri dell’universo.

Per quanto riguarda Planeth Earth, avendo l’Etna e avendo il mare, era giusto dare respiro ad entrambi.

Abbiamo una presentazione fatta da un collega di geologia che è un vulcanologo e interagisce anche con l’Istituto Nazionale di Geologia, quindi ancora una volta sinergia tra Università ed enti di ricerca. Per quanto riguarda il mare abbiamo due talk:  una biologa marina  parlerà dei suoni del mare, quindi i suoni dei cetacei, il famoso “canto delle sirene“; poi un’altra presentazione che collega il mare alle tecnologie: ci verrà presentata la ricerca dei neutrini sottomarini con la presentazione del progetto  Chilometro Cubo. Infine, parleremo di  particelle e nano tecnologie, cercando di svelare i segreti che ci sono dietro il mantello dell’invisibilità di Harry Potter; passeremo, poi,  ai computer quantistici che sono l’avanguardia, anche nelle applicazioni e nei programmi di ricerca della Comunità Europea. Concluderemo con realtà virtuali, avatar e tutto il mondo della computer graphics che è alla base delle applicazioni tecnologiche fatte, ad esempio,  dalla Disney o dalla Pixar. »

Il legame con la città di Catania è duplice: territoriale e accademico. Quanto può essere importante per sfatare il mito della marginalità dell’Università di Catania?

«Io spero tanto che lo sia,  perché abbiamo scelto nove speaker ben inseriti nell’ambito catanese, ma anche di rilievo in ambito internazionale, perché la ricerca è anche internazionalità. Allo stesso tempo dimostrano che  Catania non è indietro nella ricerca rispetto ad altre realtà più facilitate dal punto di vista economico; al contrario siamo inseriti in collaborazioni internazionali che studiano e lavorano in campi di frontiera. L’Etna e il mare sono, poi, due laboratori scientifici esclusivi  solo catanesi. E’ anche un modo per dire ai ragazzi che non hanno bisogno di scappare da Catania ad ogni costo, perché si fa grande ricerca e si fanno grandi scoperte. Catania non ha un ruolo marginale e questo evento è anche un’occasione per dimostrarlo.»

Per quanto riguarda il team di Pint of Science, chi è coinvolto nell’organizzazione dell’evento?

«Ci sono colleghi del dipartimento di fisica, dell’ INFN, ci sono colleghi di geologia: abbiamo cercato di dare spazio a persone giovani. Fondamentale è stato il supporto del personale dell’amministrazione del Centro Siciliano che ci ha aiutato nella organizzazione della logistica. Il team è composto da persone che sono ben radicate nel territorio e allo stesso tempo inserite in collaborazioni di respiro internazionale, e ovviamente c’è una grande sinergia tra speaker e team.»

E il team di Catania è in contatto con gli altri? Esiste una rete di organizzatori?

«Assolutamente sì. C’è una rete che è Pint of Science Italia: mette insieme gli organizzatori nazionali con tutti i coordinatori delle iniziative locali delle 18 città italiane. Io faccio da interfaccia tra l’organizzazione locale e quella nazionale. Proprio qualche giorno fa, il coordinatore nazionale di Pint of Science, Ilaria Zanardi, genovese, si è complimentata per la scelta dei nostri temi. E’ stato motivo di grande soddisfazione per me e per tutto il team di Catania, fatto di gente frizzante e “alla spina”.