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Da Youtube a Blackout: la sfida di Simone Vinciguerra

Come reagireste se, d’un tratto, la vostra vita venisse sconvolta dalla guerra e vi ritrovaste intrappolati in terra nemica, costretti a combattere contro la vostra stessa nazione pur di sopravvivere? “Una trama avvincente, un ritmo incalzante e un rapido susseguirsi di colpi di scena” scrivono su Blackout, il primo romanzo di Simone Vinciguerra. In più di 30 mila, però, lo conoscono come Mr. Simonoh. Catanese, classe 1992, una laurea in Economia e un grande seguito come Youtuber.

Dai video ironici e dalle parodie musicali ai romanzi distopici il passo è evidentemente breve, ma il risultato è un grande successo: per oltre un mese Blackout è stato il secondo libro più venduto su Amazon e vanta attualmente una media di recensioni di 4,6 stelle su 5.

Ma perchè uno studente universitario, con la passione per youtube, decide di autopubblicare il proprio romanzo e sfida le ortodossie editoriali? Lo abbiamo chiesto direttamente a lui!

Simone, come e quando è nata L’idea di Blackout?

«L’idea è nata nel 2012, a seguito di un sogno. Mi aveva lasciato diverse sensazioni che sentivo di dover trascrivere, ma che da sole non avrebbero avuto un senso. Qualche giorno dopo, a seguito di un altro sogno collegato a quello di cui ho detto prima, ho capito che dovevo scrivere una storia basata su quegli avvenimenti. Ho aspettato che nella mia testa si formasse un’idea completa e concreta e, unendo i sogni ai pensieri che avevo in quel periodo, ho messo giù una scaletta di eventi e l’ossatura della trama».

Prima del romanzo l’esperienza da youtuber. Quanto è stata importante e cosa ha a che fare con la nascente avventura da scrittore?

«Scrivo da quando sono piccolo. A 8 anni ho scritto piccole storie di un paio di pagine, a 12 anni una storia su un quaderno intero. La passione per la scrittura l’ho sempre avuta, quindi non ha nulla a che fare con il mio canale Youtube. Però, avere un pubblico di migliaia di persone alle spalle mi ha aiutato molto. Sia perché ancor prima di rivelare la trama del libro avevo già un gruppo di persone interessate a leggere il mio libro, e sia perché una volta pubblicato non ho dovuto creare un pubblico da zero come qualunque scrittore emergente. Inizialmente avevo paura che mi etichettassero come un “venduto”, ma la differenza tra me ed altri youtuber è stata netta per vari motivi. Innanzitutto la mia è una storia di fantasia, non un’autobiografia. Poi, ho iniziato a parlare della mia passione già nel 2012, quando ancora non c’era la moda dei libri degli youtuber. E inoltre perché chi mi segue ha capito quanta fatica e quanta passione ci fosse dietro al mio lavoro, che è sempre stato autonomo e non “comandato” da qualche editore per scopi puramente commerciali. Probabilmente il fatto di aver empatizzato così tanto con me e aver visto ogni passo che ho compiuto verso la pubblicazione del libro, ha fatto appassionare e incuriosire ancor di più la gente al mio lavoro».

Raccontaci della scelta di autopubblicarti. Quale credi sia il futuro dell’editoria?

«Spesso gli editori raramente puntano sugli emergenti, per poi pentirsene quando si rendono conto che, in certi casi, vendono più di loro. Io ho scelto di autopubblicarmi perché, come già detto prima, avevo un pubblico alle spalle che mi sosteneva da prima che uscisse il mio libro. E poi, per avere una risposta da un editore ci vogliono almeno sei mesi. Risposta che, ovviamente, arriva solo se positiva. Ho tentato con qualche editore, ma forse puntavo troppo alto o non ho rispettato le loro richieste (per un emergente non solo non è semplice capire se l’editore voglia una sinossi che includa o meno il finale della storia, ma non è nemmeno semplice capire come scrivere una sinossi fatta bene). Alla fine la mia rivincita però l’ho avuta. Loro hanno rifiutato la mia storia, ma intanto su Amazon è in cima alle classifiche (per quasi un mese è stato 2° tra i libri più venduti) con una media di recensioni di 4.6 stelle su 5».

In che misura si coglie, nello svolgimento della trama di Blackout, il presagio, l’avvertimento di qualcosa che potrebbe realmente accadere?

«Molti hanno recensito il mio libro dicendo che è un continuo altalenarsi di emozioni e di ansie, di voglie di sapere come continua la storia. Credo che il presagio si colga da queste cose, dall’ansia e dal dubbio che lasciano le ultime righe di ogni capitolo. Ho cercato di utilizzare uno stile che rendesse impossibile chiudere il libro, che lasciasse la curiosità di leggere il capitolo successivo per avere risposte e placare l’ansia. A quanto pare ci sono riuscito».

Un consiglio agli studenti che sognano di scrivere.

«Bisogna avere molta costanza e scrivere anche quando si ha il cosiddetto “blocco dello scrittore”. Alcuni si bloccano ancor prima di iniziare, altri si fermano a metà. Il trucco è scrivere l’ossatura della storia per conoscere già l’inizio, la fine e la parte centrale della trama, altrimenti si vaga senza meta e ci si perde. Poi non bisogna mai scrivere subito le parti migliori, quelle che già ci emozionano perché abbiamo voglia di scriverle, altrimenti si è subito sazi e non si va oltre. Infine, bisogna saper gestire il tempo per scrivere. Io ho scritto Blackout principalmente di notte, perché di giorno studiavo o facevo altro. Ma poi c’è stato un periodo che ho iniziato a scrivere in tutte le pause che avevo. Era come leggere un libro, nonostante in realtà lo stessi scrivendo, e volevo sapere come andava a finire. È un po’ contorto, me ne rendo conto, ma vi assicuro che scrivere una storia è proprio come leggerla nonostante si sappia dove si sta andando a parare».

Ora convincici a comprare il libro.

« Basandomi sulle recensioni su Amazon, posso dire che se vi piacciono le storie ambientate in un futuro distopico non troppo lontano dal nostro mondo, e avete voglia di leggere una storia che vi lasci sospesi fino alla fine, allora Blackout fa per voi».

Martina Sapone

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