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Weekend al cinema: “Natale a Beverly Hills” e “La principessa e il ranocchio”

Settimana prenatalizia, ovvio che i distributori comincino a calare i loro assi (commercialmente parlando, almeno). Una promessa sposa in tempi di guerra sfida colossi come un giovane automa giapponese, una strana coppia di anfibi, un fantasma biondo platino e la classica banda di vacanzieri caciaroni.

Cominciamo proprio da loro. In Natale a Beverly Hills, senza dubbio di Neri Parenti, oltre all’immancabile Christian De Sica, nomi già sperimentati: Ferilli, Ghini, Hunziker, Conticini, Propizio, con l’aggiunta della mocciana Quattrociocche e del team Gassman/Tognazzi. Le due vicende-guida riguardano un irresponsabile messo di fronte alla propria paternità e un’inattesa rimpatriata tra due amici. Il tutto in trasferta a Los Angeles.

Anno dispari, dunque tocca pure a Leonardo Pieraccioni, regista e attore di Io & Marilyn, in cui, insieme a un paio di amici pasticcieri (Massimo Ceccherini e Luca Laurenti), evoca durante una seduta spiritica la Monroe (Suzie Kennedy), per l’appunto, che appare solo a lui e lo perseguita, aiutandolo pure a risolvere qualche guaio. Con Rocco Papaleo, Biagio Izzo, Francesco Guccini, Francesco Pannofino, Barbara Tabita.

Ma il cinema per famiglie di questo periodo deve rivolgersi anche e soprattutto all’infanzia, così ecco arrivare in gran spolvero il disneyano La principessa e il ranocchio, girato dagli esperti John Musker e Ron Clements con la tradizionale e ingiustamente quasi estinta tecnica bidimensionale. Classico a sua volta l’impianto narrativo. In una musicale New Orleans, l’amore tra due nobili, Naveen e Tiana, trasformati in rane.

Per chi invece ai cartoni computerizzati non rinuncia c’è la rilettura di un mitico eroe nipponico, Astro Boy, creato da Osamu Tezuka, un ragazzo-robot realizzato da uno scienziato che non si rassegna alla perdita del figlio. Dotato di superpoteri, il cyborg lascia la sua città fluttuante per conoscere il mondo. Regia di David Bowers, voci italiane di Silvio Muccino, Carolina Crescentini e Trio Medusa.

Per il pubblico più esigente c’è qualche proposta di nicchia. Per esempio Il canto delle spose  di Karin Albou (che vi recita nel ruolo della madre di una delle due adolescenti protagoniste). È la storia di Myriam e Nour (Lizzie Brocheré e Olympe Borval), sedicenni nella Tunisi ebraico-musulmana del 1942, istruita l’una, fidanzata l’altra, costrette a difficili cambiamenti dall’invasione nazista.

a cura di Massimo Arciresi

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