Wedding Style, il sogno “New Romantic” di Rosario Alfino

Si è conclusa ieri a Palermo la seconda edizione di Wedding Style, importante manifestazione di arte floreale, patrocinata da Confcommercio Palermo, che per il secondo anno ha scelto la suggestiva location di Villa Boscogrande per dare vita al tema del Fantasy, attraverso le creazioni floreali ideate dai grandi nomi del floral design nazionale e internazionale, insieme a 30 studenti provenienti dall’Italia e dalla Bulgaria. A curare la regia foto e video dell’evento, Serafino Geraci, che ha saputo cogliere l’essenza di un’atmosfera magica, dove la dimensione favolistica ha trovato quattro declinazioni per quattro matrimoni da sogno.

«Il tema Fantasy in sè per sè è un tema che non esiste e non ha parametri stilistici – ci racconta Rosario Alfino, floral designer di ama internazionale e presidente di Federfiori Confcommercio Sicilia, co-organizzatore di Wedding Style insieme a Gioacchino Vitale e Giovanni Brancato, rispettivamente presidente e vice presidente dei Fioristi di Confcommercio Palermo -. E’ più l’idea di interpretare una sorta di fiaba, richiamando alcuni momenti legati alla cinematografia, cercando di creare un’ambientazione fantastica. Nel nostro caso, lavorando all’esterno e non avendo condizionamenti architettonici, è stato molto semplice lavorare ad un allestimento che possiamo definire “New Romantic”, che si basa sullo stile classico, romantico, cercando di dare una nuova interpretazione più fantastica legata al sogno degli sposi che vogliono una rappresentazione particolare».

Quali sono gli elementi che contraddistinguono il “New Romantic”?

«Ci sono diversi elementi, come ad esempio il colore. Abbiamo il serenity, che va dall’azzurro ai rosa, che già danno una veste di nuovo romanticismo, e soprattutto un’ispirazione molto country, naturale. Perché se è vero che non abbiamo condizionamenti architettonici, abbiamo la natura che ci condiziona e da cui ci dobbiamo lasciare trasportare.

Quando si crea un allestimento con i fuori lo si deve fare nella maniera meno costruita possibile, dove la mano dell’uomo non deve essere evidente, perché l’impatto visivo che si deve dare quando arriva il visitatore è che tutto è nato lì, che sia poco costruito. L’allestimento meno è artefatto e più è interessante, e più è in armonia con l’ambiente e con il contesto.

Se è troppo costruito risulta posticcio. Bisogna trovare il giusto equilibrio per fare in modo che gli elementi che già sono presenti nel giardino diventino un tutt’uno. L’azione dell’uomo deve sparire a vantaggio di un insieme molto più ampio, rendendo scenografia tutto quello che c’è nel contesto che abbiamo scelto, in cui il punto più importante, il focus, sono gli sposi. Attorno a loro c’è una natura che li avvolge».

La formazione è stato il tema principale dell’evento. Volendo investire sul wedding tourism e sul wedding destination, quali sono le figure professionali che ci mancano?

«Ci mancano innanzitutto gli allestitori. C’è una esagerata arretratezza in termini di proposte adeguate a quelle che sono le nuove esigenze degli sposi internazionali che scelgono la Sicilia. Non a caso, quando vengono organizzati matrimoni molto importanti, queste figure professionali vengono al seguito degli sposi come gli invitati. Questo accade perché gli sposi internazionali prima di arrivare in Italia, costruiscono attraverso l’uso dei social network, soprattutto Pinterest, il loro moodboard, ovvero la loro idea di matrimonio, e quando arrivano da noi e dialogano  con alcuni operatori locali si rendono conto che non c’è una proposta adeguata a loro, proprio perché manca la capacità di esprimere il sentimento, il mood, che vogliono sprigionare nel giorno del loro matrimonio».

Qual è l’impegno di Confcommercio in questo senso?

«Io credo che l’impegno di Confcommercio deve essere totale, nel senso che si deve impegnare a formare tutti gli operatori che operano nel mondo del wedding in un mercato cresciuto in maniera esponenziale e renderli appetibili a livello internazionale. Dall’altro lato gli operatori si devono reinventare, guardando al mercato internazionale, che ha esigenze completamente diverse da quelle locali».

La sua professionalità è molto richiesta all’estero. C’è un mood che si va imponendo?

«All’estero siamo chiamati perché italiani. Ci viene riconosciuto il buongusto, il senso artistico. L’italianità è il nostro biglietto da visita, che fa sì che abbiamo credenziali molto alte. Se a ciò si unisce la grande professionalità il gioco è fatto».