Vittime di tratta, un fenomeno che ci riguarda da vicino molto più di quanto siamo disposti ad accettare. La tratta è schiavitù, è commercio di esseri umani, una pratica che ci riporta indietro di secoli quando gli uomini venivano venduti come schiavi e diventavano proprietà di altri uomini come fossero oggetti.
Difficile credere che in un mondo “evoluto” ci siano ancora fenomeni di questo tipo. Le vittime di tratta del nostro secolo sono le donne avviate alla prostituzione, ma anche uomini donne e minori portati in Europa e costretti a lavori duri, in condizioni disumane e sottopagati.
L’ultima notizia di cronaca che riguarda la tratta risale a pochi giorni fa e si incrocia con la questione dei migranti, la Guardia di finanza di Palermo ha fermato quattro persone accusate di far arrivare giovani donne in Italia dalla Nigeria per costringerle a prostituirsi.
La punta dell’iceberg di un fenomeno diffuso e radicato che opera in Italia e in Europa ormai da molti anni. Le vittime sono tutte giovani donne, spesso ancora bambine, “prelevate” dalle zone più povere della Nigeria con la promessa di un lavoro, sono donne che non hanno nessuno strumento educativo e formativo che le possa difendere da un destino di violenza, sofferenza e privazione di tutto, soprattutto della loro identità e dignità.
Il copione è sempre lo stesso, le giovani sono ricattate da macabri riti “Voodoo” attraverso una pratica in cui credono ciecamente e che le tiene legate a patti inscindibili per paura di ritorsioni sulle loro famiglie d’origine, convinte di contrarre un debito di decine di migliaia di euro e avviate alla prostituzione quando sono ormai in stato di totale vulnerabilità psicologica. E poi il viaggio verso la Libia, la detenzione nelle strutture libiche dove vengono torturate e violentate, la traversata verso la Sicilia e la riduzione in schiavitù.
L’origine vera di un fenomeno così radicato e organizzato sta nella più semplice delle leggi di mercato: se c’è offerta è perché c’è domanda.
E la domanda c’è ovunque in Italia e più in generale in tutta Europa, le giovani donne nigeriane sono “richieste”, in particolare le bambine , ma soprattutto si tratta di prostituzione low cost.
Tra gli uomini fermati nel blitz della scorsa settimana ce n’è uno di 78 anni, palermitano, che portava in macchina le donne nei luoghi di prostituzione di Palermo. L’anziano fungeva anche da vedetta, segnalando l’arrivo di pattuglie della polizia.
Il denaro contante, guadagni della prostituzione, veniva trasferito con una meccanismo denominato “euro to euro” e gestito da due cittadini nigeriani residenti a Palermo.
Quindi è una cosa che ci riguarda da vicino, i clienti sono anche palermitani, sono uomini di tutte le età, i dati forniti dalle associazioni che operano con le vittime della tratta ci dicono che gli italiani preferiscono le più piccole e che le prestazioni si aggirano tra le 5 e le 10 euro, ma ci sono anche gli stessi africani che sfruttano la prostituzione delle giovani nigeriane e i bengalesi che preferiscono le ragazze più grandi.
In Italia sono tantissime le associazioni che operano a livello internazionale e che lavorano per mettere in luce gli aspetti della tratta degli esseri umani oltreché coordinare un’azione d’intervento efficace che argini un fenomeno che diventa sempre più un’emergenza sociale.
Presso l’Ordine dei giornalisti di Sicilia si è tenuto venerdì scorso un incontro con Flavio Di Giacomo e Carlotta Santarossa entrambi impegnati per conto dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) in quest’opera di conoscenza e divulgazione, sia dei dati reali del fenomeno migratorio verso il nostro paese che dei fenomeni correlati, come quello della tratta appunto.
La strada indicata ai giornalisti è quella della conoscenza e divulgazione di un’informazione corretta e completa, l’impegno dell’organizzazione è invece rivolto a un dialogo con la stampa e le associazioni che operano nel paese di origine delle vittime di tratta affinché arrivi il più possibile l’informazione che la promessa di un lavoro sicuro è un inganno e che le donne che partono dalla Nigeria sono quasi sempre condannate a una vita di sfruttamento e violenza.
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