Violenze in asilo nido. Grazie ad una telecamera nascosta installata nell’aula della scuola dell’infanzia ‘Gianni Rodari’ di Milena (Caltanissetta) è stato scoperto l’ennesimo caso di botte, punizioni ed urla contro bimbi dai 3 ai 5 anni (3° caso in sei mesi), dopo quello di due giorni fa a Siena, ed è stata arrestata una maestra.
“È la conferma della bontà della nostra iniziativa a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare, che va avanti da due anni, per introdurre la videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, nonché nelle strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazioni di disagio, insieme all’inasprimento delle pene per quanti hanno commesso i reati.” A sostenerlo è Aldo Di Giacomo segretario generale del Spp (Sindacato Polizia Penitenziaria).
“I maltrattamenti sui piccoli degli asili nido e della scuola dell’infanzia – continua Di Giacomo – purtroppo sono in crescita. Le vittime nell’80 per cento dei casi hanno meno di sei anni. Sono proprio i più piccoli, i più indifesi ad aver incontrato al nido o nella scuola materna chi, invece di proteggerli, ha alzato le mani, ha strillato oltre ogni limite, li ha puniti.
Questo proprio non va giù alla comunità dei genitori delle vittime degli abusi nelle scuole. La nostra iniziativa prevede l’installazione di un sistema di videosorveglianza in istituti scolastici e di cura-assistenza ad anziani e disabili assicurando contestualmente la massima privacy di lavoratori onesti e corretti e bambini o utenti”.
“Dobbiamo, invece, registrare che si sono perse le tracce della cosiddetta sperimentazione decisa con un provvedimento legislativo rimasto insabbiato in Parlamento che pure prevede lo stanziamento di 5 milioni di euro per tre anni sia pure da destinare non all’acquisto di telecamere ma ad iniziative di formazione continua del personale.
Secondo questa idea, molto discutibile, di affrontare la questione serissima che tiene in allarme le famiglie italiane – dice il segretario del Spp – tra i lavoratori dovrebbe essere indicato un soggetto preposto alla prevenzione e al controllo di maltrattamenti o di abusi, “in particolare nei confronti delle persone impossibilitate a mostrare il proprio stato d’animo verbalmente”.
Il Governo, in proposito, avrebbe dovuto adottare un decreto legislativo per definire le modalità della valutazione attitudinale per l’accesso alle professioni educative e di cura, nonché le modalità della formazione obbligatoria iniziale e permanente del personale che opera nelle strutture.
Per noi lo strumento più efficace restano i “sistemi di videosorveglianza”.
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