Alle 8 del mattino davanti al cancello principale di Villa Costa, in viale Lazio a Palermo, ci sono alcuni padroni di cani in attesa di fare la loro passeggiata, due ragazzi che vorrebbero entrare nella biblioteca interna a studiare, una signora in tenuta da jogging e un tizio venuto solo per pensare. «Non vengo mai – sospira – una volta che mi sono deciso, trovo chiuso». Sarà stato, forse, il pessimismo cosmico dell’uomo ad influenzare gli eventi ma nessuno dei suddetti ha potuto fare ciò che aveva nei propri piani all’interno del giardino, noto ai più come Verde Terrasi.
I cancelli, lunedì 28 aprile alle 8,15 del mattino, sono ancora serrati da un catenaccio, tanto che uno dei due studenti scoraggiato esclama: «Farà il ponte» e se ne va. Ma un parco pubblico può fare ponte e può chiudere senza esprimere per iscritto alcuna motivazione con, almeno, un cartello esterno?
A quanto pare sì, ma non è questo il caso. Alle 8,24, infatti, una ragazza rossa scende dall’auto con le chiavi e apre. «Scusate ho trovato traffico» comunica a chi è rimasto. Sull’effettivo orario d’apertura della struttura è giallo. Sull’apposita tabella all’esterno, sotto tanta sporcizia, non c’è scritto niente, il centralino del Comune fino alle 8,30 non risponde, e la Polizia Municipale pur alzando la cornetta dice che non è affar suo. L’interessata, ritardataria, a domanda diretta ammette: «Otto, otto e un quarto» ma all’addetta alle Relazioni pubbliche del Comune che la interpella, su sollecitazione del nostro giornale, dice che l’apertura è prevista alle 8 e mezza. Ma in tanti alle otto, in altri giorni, hanno trovato aperto.
Effettivamente 8,30 è l’orario di apertura della biblioteca al suo interno, come è riportato sul sito del Comune di Palermo, e che appartiene al settore Cultura, mentre la gestione del bar, caffè, ristorante è affidata alla società Velaria dei fratelli Barbaro che si è aggiudicata, nel 2011, un appalto per otto anni con un canone da 40 mila euro annui. E, secondo tutte le strutture interpellate, la gestione del parco dipende da loro.
Quindi un comune con il record di assunzioni di lavoratori socialmente utili e spazzini non ha nessuno che possa essere incaricato di aprire e chiudere un giardino che dovrebbe essere di tutti e non basarsi sul traffico trovato dalla responsabile del bar interno.
E dagli uffici non arriva indicazione contraria anzi evitano la questione con il tipico gioco del rimpallo al fine di scaricare le responsabilità, «Non lo so non dipende da noi» è la frase più ripetuta dagli impiegati sentiti, banale tanto quanto il «signorina può succedere di arrivare in ritardo, un guasto, un malore, vogliamo fare un processo per questo?». Sì facciamolo questo processo perché sta di fatto che, stando così le cose, senza smentita da parte del Comune, la fruibilità di una villa pubblica, oggi dipende dalla buona volontà di una responsabile, una giovane a cui tocca aprire ogni mattina i 5 o 6 cancelli sparsi nei più di 5000 metri quadri del giardino, in un’area compresa tra via Lazio, via Empedocle Restivo, via Brigata Verona e viale Campania e sarà forse per questo che almeno 3 restano quotidianamente chiusi.
E tocca a lei, forse, anche la pulizia degli spiazzali e dei viali, da ciò si giustificherebbe la generale incuria, e magari anche la gestione delle giostre e gonfiabili interni che hanno prezzi altissimi (4 euro mezz’ora) per una igiene e ordine che lasciano molto a desiderare.
A più di una mail comunale abbiamo affidato verifiche e chiarimenti, lieti di pubblicare le risposte quando arriveranno. Sono stati contattati a vario titolo Caterina Maltese dei Rapporti con il pubblico, il signor Cassarà, dott. Barbaria e Lombardo di Ville e Giardini e una mail a dirigente Domenico Musacchia e al Patrimonio del Comune di Palermo. Oltre che la società aggiudicataria.
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