Caltanissetta, 30 Apr. – “Presi la borsa del magistrato, volevo consegnarla al giudice Ayala ma lui chiamò un uomo in abiti civili che mi indicò come ufficiale o funzionario di polizia. Questi prese la borsa senza aprirla e si allontanò”.
Lo ha affermato oggi, Rosario Farinella, ex caposcorta dell’allora Pm di Palermo, Giuseppe Ayala, sentito al processo “Borsellino quater” in Corte d’Assise a Caltanissetta. Il teste ha anche parlato della vicinanza fra Ayala e Roberto Campesi, ex dj e commerciante di caramelle, che nel 1992 entrò a far parte degli uomini che si occupavano della sicurezza di Ayala.
“Questa decisione – ha riferito – non l’ho mai accettata. Dopo alcuni problemi chiesi di essere rimosso”.
Sentito anche l’ufficiale dei carabinieri Marco Minicucci il quale ha detto che l’allora capitano dell’Arma Giovanni Arcangioli gli riferì di aver preso la borsa del magistrato e che all’interno c’era un crest dei carabinieri.
“Il giudice Borsellino – ha sostenuto un altro testimone, Giovanni Adinolfi, all’epoca capitano dei Ros – portava sempre con sé tre agende: una marrone in cui usualmente annotava degli appunti, una rossa dei carabinieri e una tascabile. In quelle agende appuntava di tutto. Conoscevo bene – ha aggiunto l’ufficiale – il giudice Paolo Borsellino. Nel momento dell’esplosione arrivai in via d’Amelio ma non per svolgere attività di polizia giudiziaria. Forse c’era anche Bruno Contrada”.
Adinolfi ha anche detto che Mario Mori, dopo la strage di Capaci, gli chiese in prestito il suo ufficio perché doveva incontrare il giudice Borsellino. I due avrebbero dovuto discutere di un’indagine del capitano Giuseppe De Donno su mafia e appalti.
Il teste ha ribadito che Borsellino, poco prima di morire era molto amareggiato, in particolare quando apprese che a Palermo era arrivato un carico di tritolo.
“Il magistrato non aveva paura per sé ma in particolare era preoccupato per i suoi familiari”, ha affermato.
Giovanni Farina, nel ’92 Comandante dei vigili del fuoco a Palermo, ha invece descritto la scena apocalittica che si trovarono di fronte i primi soccorritori: “Trovammo il corpo di una persona a terra, la gente gridava”.
A proposito dell’auto su cui viaggiava il giudice, ha riferito che “la Croma era chiusa dopo la deflagrazione. Pensavamo che dentro ci potesse essere qualcuno. Tentammo di spaccare il finestrino per aprirlo ma non ci riuscimmo. Poi ci rendemmo conto che si trattava di una macchina blindata”.
Il teste ha anche detto di aver visto in via d’Amelio, subito dopo l’esplosione, il giudice Ayala.
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