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di redazione
Il Sottoscritto Palma Giovanni, citato nel comunicato in oggetto, fa presente quanto segue:
come è noto la cava sicilgesso circa dieci anni prima del sorgere della cava di mia proprietà riscontrava notevoli difficoltà ad ottenere le autorizzazioni per l’ampliamento, tant’è che già 14 anni or sono, su richiesta della sicilgesso, il sottoscritto ha portato avanti una trattativa con la stessa, che aveva manifestato l’interesse all’acquisto dell’appezzamento di terreno su cui oggi giace la cava Oinos, trattativa che però non è andata a buon fine in quanto il prezzo che la sicilgesso era disposta a pagare era irrisorio e non compatibile con un valore commerciale reale.
A conferma di quanto sopra detto, si ricorda che i Dipendenti sicilgesso fin dal 2005 hanno effettuato delle manifestazioni presso l’ARTA di Palermo per ottenere un ampliamento che i diversi funzionari degli Enti preposti al rilascio erano restii a dare per tutta una serie di problematiche ambientali presenti in aree limitrofe alla cava, prima fra tutte la presenza di discariche abusive create in prossimità della cava con i materiali di risulta e la forte vicinanza e piena visibilità dal monumento Ossario Di Pianto Romano, definito dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Trapani ‘sito di grande rilevanza storico ‘ monumentale’. Da quando il sottoscritto ha ottenuto l’autorizzazione all’estrazione ad oggi con sicilgesso si sono portate avanti una serie di trattative concluse con una richiesta di preventivo del gesso frantumato da parte di sicilgesso. Una offerta equa e nel rispetto dei parametri commerciali attuali da parte dello scrivente ed una risposta di sicilgesso che cito testualmente: ‘come è noto sicilgesso è titolare e gestore di una cava ed in quanto tale non ha bisogno di rifornirsi di materiale da terzi’. Viene naturale chiedersi perché, non avendo nessun interesse, si portava avanti una trattativa con richiesta di preventivo e di prezzo di vendita dell’intera cava’ Opzione questa non tenuta mai in considerazione dallo scrivente.
Ciò detto, è ragionevole pensare che l’interesse di sicilgesso è quello di creare le condizioni per acquistare l’intera cava di mia proprietà ad un prezzo irrisorio.
Viene tirato in ballo da parte dei dipendenti l’interesse del sottoscritto ad interrompere l’attività estrattiva della cava sicilgessso. Ma non è chiaro cosa ci sia di strano in questo se un imprenditore che opera nello stesso settore non riesce ad entrare nel mercato in quanto sicilgesso, grazie al fatto di avere un amministratore delegato nella persona di Marzio Bresciani, Sindaco di Castellammare del Golfo, ex componente del Consiglio Regionale delle Miniere, ex Presidente della Commissione Provinciale per la tutela dell’ambiente, direttore tecnico della cava sicilgesso e quindi nella duplice veste di controllato e controllore e per di più avendo come tecnico progettista di cava Ing. Giovanni Airò Farulla, nonché ex funzionario del Distretto Minerario di Palermo che potrà probabilmente avere accesso agli uffici con maggiore facilità e tempestività rispetto a quello accreditato al sottoscritto. Ciò è dimostrato dal fatto che il Distretto Minerario al sottoscritto, e senza rispetto di alcuna normativa sulla trasparenza degli atti pubblici, ha più volte negato l’accesso agli atti riguardanti la sicilgesso che, a sua volta, con estrema facilità, riesce ad ottenere gli atti riguardanti il sottoscritto.
Il sottoscritto continua ad esporre le irregolarità presenti nella cava sicilgesso, in particolare:
– Creazione di discariche abusive in prossimità della cava con materiali di risulta prettamente argillosi che, oltre a modificare la normale morfologia delle aree limitrofe ha creato l’occlusione dell’inghiottitoio naturale presente in sito con conseguente accumulo di acqua nella stagione invernale;
– Demolizione abusiva nell’anno 2005 dei ruderi del Baglio Chiusi (bene catalogato sulle Linee Guide del Piano Paesistico Regionale come Bene ambientale Categoria D1);
– Estrazione nell’aprile- giugno 2011 in aree di cava dove la stessa non era più prevista e dove già da anni doveva essere effettuato il dovuto recupero ambientale, così come prescritto nel Provvedimento di autorizzazione;
– Piena visibilità dall’Ossario Pianto Romano e mancato rispetto delle prescrizioni imposte dalla Soprintenza di Trapani;
– Notevole accumulo di acqua, circa 20 metri, all’interno della cava fino al 2011 e mancato rispetto delle prescrizioni imposte dall’A.R.T.A. Palermo;
– Mancato rispetto delle prescrizioni in materia di recupero ambientale, tant’è che solo da pochi mesi, in aree dove dovrebbero essere presenti alberi di età superiore a 10 anni, si è cominciato con la posa, non dell’humus come prescritto, ma dei materiali di risulta con i quali si intende realizzare il recupero ambientale, non considerando che con quella tipologia di materiali la crescita delle eventuali piante messe a dimora sarà difficoltosa e stentata. Da considerare che, se il recupero ambientale fosse stato effettuato nei tempi e nei modi opportuni, con molta probabilità, la frana, oggi celata con la posa di massi di gesso, posti in maniera instabile e precaria, non si sarebbe mai verificata.
Dopo tale premessa, viene naturale chiedersi:
– Come mai, nonostante in tutti gli esposti del sottoscritto fosse allegato materiale fotografico comprovante quanto descritto e oltretutto le irregolarità descritte siano ben visibili, i funzionari preposti, anziché revocare l’ampliamento concesso nel 2005, come prevede l’ART.26 della Legge Regionale 127/80, nel 31/12/2011 abbiano rilasciato un ulteriore ampliamento’
– Come mai, se sicilgesso, che ritiene gli atti esposti dal sottoscritto infondati, pretestuosi e sostiene che stiano arrecando notevole danno all’azienda, non si sia mai rivolta all’Autorità Giudiziaria per fare chiarezza ed eventualmente chiedere il risarcimento dei danni subiti’
– Come mai, gli Enti preposti, dopo innumerevoli sopralluoghi, non abbiano mai trovato il tempo per dare una risposta al sottoscritto, analizzando le problematiche descritte punto per punto, producendo soltanto risposte vaghe e prive di fondamento’
– Forse avere in carico 39 dipendenti, che peraltro non rischiano il posto di lavoro, poiché nessuna legge impone all’impianto di trasformazione di avere una cava di proprietà, rappresenta un nullaosta per il mancato rispetto della normativa vigente in materia’ Ciò permette all’azienda di immettere nella rete commerciale circa 50 mila tonnellate annue di materia prima ad un prezzo concorrenziale mettendo in notevoli difficoltà le piccole aziende che operano nel settore, tutto ciò grazie al fatto che sicilgesso, non conferendo i materiali di risulta in discarica come previsto, non effettuando il dovuto recupero ambientale, riesce ad abbattere i costi nella totale irregolarità.
Il sottoscritto, fronteggiando l’ostruzionismo degli Enti preposti, in particole il Distretto Minerario di Palermo, Soprintendenza di Trapani, A.R.T.A. Palermo, Dipartimento Forestale, Comune di Calatafimi Segesta nella persona dei rispettivi funzionari e dirigenti preposti, sta solo cercando di ottenere il rispetto delle leggi in materia avendo chiesto anche l’intervento delle autorità giudiziaria che sta facendo il suo corso.
Distinti saluti Giovanni Palma
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