VENEZIA (ITALPRESS) – Come ampiamente previsto, il Leone d’Oro dell’80ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è andato a “Poor Things” (Povere creature!) di Yorgos Lanthimos, una commedia gotica adattata dal romanzo di Alasdair Gray che si propone come una metafora grottesca sul valore dell’umanità e sul rapporto tra l’individuo e le sue emozioni. Interpretato da Emma Stone nel ruolo di una donna rigenerata in laboratorio da un medico folle, il film ha subito incontrato al Lido il favore di pubblico e critica e conferma il talento eccentrico del regista greco e la sua straordinaria capacità di creare storie spiazzanti e ricche di senso. Di valori umani e dei temi della solidarietà si è del resto parlato molto nel corso della premiazione di Venezia 80: il convitato di pietra di tutta questa Mostra è stata l’Intelligenza Artificiale contro la quale gli attori e gli autori cinematografici americani stanno portando avanti lo sciopero che ha impedito a molti di loro di essere a Venezia, e il tema del valore dell’individuo e della sua forza è un elemento centrale il molti dei film premiati. A iniziare da “Io capitano” di Matteo Garrone, portabandiera per l’Italia in questa serata conclusiva della Mostra con il Leone d’Argento per la regia, ma anche con il Premio Marcello Mastroianni per l’attore emergente assegnato al ventunenne senegalese Seydou Sarr. La questione dei migranti e il dramma che affrontano per trovare una vita dignitosa nella nostra Europa, sollevato con ponderata decisione da Matteo Garrone sul palco della Mostra, ha attraversato del resto l’intera cerimonia. Il Premio Speciale della Giuria assegnato a “Green Border” (Confine verde) di Agnieszka Holland racconta infatti la tragedia tuttora in atto dei profughi bloccati tra Bielorussia e Polonia, in un vergognoso braccio di ferro tra i due governi in atto sotto gli occhi dell’Europa, contro il quale la regista polacca si è espressa in termini molto netti sul palco del palazzo del Cinema. Anche il Gran Premio della Giuria assegnato al “Il male non esiste” del nuovo maestro del cinema giapponese Ryusuke Amaguchi, segnala del resto un’opera in cui il tema del rapporto tra uomo e ambiente è centrale, dal momento che racconta il dramma di una piccola comunità rurale che deve far fronte a un progetto turistico che rischia di alterare l’equilibrio tra uomo e natura. Il valore dell’individuo e la ricchezza che le emozioni e i vissuti assicurano alla creatività artistica è stata portato invece sul palco della cerimonia di chiusura dall’attore americano Peter Sarsgaard, premiato con la Coppa Volpi per l’interpretazione maschile che in “Memory” di Michel Franco è un uomo affetto da demenza precoce. Facendosi carico di avanzare le istanze dello sciopero in atto a Hollywood, Sarsgaard ha ribadito l’unicità dell’esperienza umana a fronte dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale come valore da difendere non solo per motivi contrattuali, ma come questione che riguarda la centralità dell’uomo in ogni campo della vita presente e futura. La Coppa Volpi per l’interpretazione femminile è poi stata assegnata alla attrice americana Cailee Spaeny per Priscilla di Sofia Coppola, scelta che lascia un po’ perplessi, non tanto per demerito della giovane attrice, che nel film offre alla storia di Priscilla Presley una immediatezza convincente, quanto perché la giuria aveva a disposizione un paio di opzioni più coraggiose e interessanti. Segue infine la vena gotica che ha attraversato Venezia 80 il Premio per la Sceneggiatura assegnato a Pablo Larrain e Guillermo Caldero´n per “El conde”, in cui il regista cileno immagina una versione vampiresca del dittatore Pinochet. Il cinema italiano, presente in forze a Venezia non solo in competizione, ha trovato molta soddisfazione nel palmarès del concorso parallelo Orizzonti: se infatti la Giuria presieduta da Jonas Carpignano ha premiato come Miglior Film l’ungherese “Magyarázat mindenre (Una spiegazione per tutto)” di Gábor Reisz e per la regia la svedese Mika Gustafson per “Paradiset Brinner” (Il paradiso brucia), ben due film italiani hanno trovato posto sul podio: “Una sterminata domenica”, opera prima di Alain Parroni scritta addosso alla vita quotidiana di tre adolescenti di periferia, ha vinto infatti il Premio Speciale della Giuria, mentre al film “El Paraíso”, in cui Enrico Maria Artale racconta il rapporto tra una madre e un maturo figlio, sono andati sia il Premio per la Sceneggiatura che quello per l’interpretazione femminile di Margarita Rosa De Francisco. Il Premio Orizzonti per la migliore interpretazione maschile è invece stato assegnato a Tergel Bold-Erdene per il film mongolo “Sèr Sèr Salhi” (Città del vento) di Lkhagvadulam Purev-Ochir. Il premio per il Miglior Cortometraggio è invece andato all’albanese “A Short Trip” di Erenik Beqiri, storia del viaggio di lavoro di una giovane coppia albanese a Marsiglia. Infine il Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”- Leone del Futuro, che è stato attribuito al film taiwanese “Love Is A Gun (Ai shi yi ba qi)” di Lee Hong-Chi, storia del riscatto impossibile di un giovane di provincia uscito di prigione, presentata a Venezia 80 dalla Settimana Internazionale della Critica, la sezione diretta da Beatrice Fiorentino per il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani.
Foto: Agenzia Fotogramma
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