Dal confronto fra le regioni e il governo di ieri è emersa la necessità di accelerare ad ogni costo sulla somministrazione dei vaccini anti covid.
Il piano nazionale potrebbe quindi subire una modifica importante sul fronte della gestione delle dosi e la creazione di scorte per garantire i richiami.
Si tratta soprattutto del vaccino AstraZeneca per il cui richiamo si può attendere anche tre mesi (la prima dose ha già un’efficacia del 73%). La decisione prevede che da ora in poi tutte le dosi disponibili potrebbero essere usate tutte subito, senza fare grossi accantonamenti per i richiami.
In tre casi su quattro AstraZeneca protegge dalle forme lievi della malattia mentre nella totalità dei casi impedisce le forme gravi che portano in ospedale. L’efficacia del vaccino AstraZeneca è nell’ordine dell’82% per tutte le forme di Covid-19.
Resta 21 giorni, invece, la distanza temporale per il richiamo di Moderna e Pfizer.
Una notizie confortante è arrivata ieri da Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità durante la trasmissione “Mezz’ora in più” condotto da Lucia Annunziata:” Per fine marzo l’Italia dovrebbe ricevere, da inizio campagna vaccinale, 13 milioni di dosi”.
“La limitante di questa prima fase e’ stato il numero di dosi che sono state rese disponibili.Ne abbiamo avute 4 milioni e 700 mila, ne abbiamo usate circa i 3/4 – rispetto ai 6 milioni indicati inizialmente – altre 7 milioni e 700 mila sono attese a marzo”.
Intanto è arrivato il via libera al protocollo d’intesa nazionale tra medici di famiglia, governo e Regioni che definisce la partecipazione dei medici di base alla campagna vaccinale anti-Covid in corso.
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