Unioni civili: l’avanguardia dei Comuni e la situazione europea

Catania – Il 13 marzo anche Catania, accodandosi alle altre centocinquanta e più città italiane, ha visto trionfare una scelta laica nel rispetto di tutti i cittadini. In sede di Consiglio comunale, presieduto da Francesca Raciti, la città etnea ha approvato, dopo un dibattito di circa sei ore, il Registro delle unioni civili, che garantisce alle coppie di persone conviventi, dello stesso sesso e non, parità di diritti. La delibera è stata approvata con 23 voti favorevoli, uno contrario e dieci astenuti su 34 presenti.

“Da oggi la città di Catania è più civile, più tollerante, più aperta, più moderna” afferma Enzo Bianco, soddisfatto del risultato ottenuto. “Ringrazio – continua il sindaco – il Consiglio comunale per la partecipazione, di grande valenza sia politica sia civile e di coscienza, al dibattito in aula. Il Regolamento messo a punto è, come detto, estremamente innovativo. E oggi Catania è una città migliore”.

Il provvedimento assicurerà a tutte le coppie di persone conviventi che si iscriveranno al registro, eterosessuali e omosessuali, l’uguaglianza di diritti in materia di sanità, servizi sociali e assistenza rispetto alle famiglie definite “tradizionali” perché legate dal vincolo del matrimonio. Al Registro, che sarà istituito entro due mesi dall’entrata in vigore del regolamento,  potranno accedere tutte le coppie residenti nel comune di Catania e conviventi da almeno 12 mesi.

In Italia molti Comuni hanno deciso di spingersi al limite legale delle loro possibilità per garantire ai cittadini maggiore uguaglianza nei trattamenti e nei diritti mentre a livello nazionale la situazione sembra inamovibile: tutte le varie proposte di legge presentate negli ultimi anni sono state bocciate e, benché resti ancora aperta la discussione sul tema delle unioni civili, quella sui matrimoni egualitari sembra essere un lontano miraggio.

Ma qual è la situazione europea?

Mentre le unioni civili sono state approvate in Andorra, Austria, Finlandia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Slovenia, Svizzera e Ungheria, i matrimoni egualitari sono privilegio di pochi stati europei: Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia, Inghilterra, Galles e Scozia.

Nel resto d’Europa, compreso il Bel Paese, non esistono legislazioni in merito o addirittura, citando il caso russo, sussistono leggi che vietano la libertà di espressione delle persone GLBT.