Una ragazza, una stanza
Una ragazza.
Una stanza.
Le pareti ricoperte dai poster dei Led Zeppelin, The Police, The Doors e di Elvis Costello.
La radio suonava e diffondeva le note soffuse di ‘Tiny Dancer’ di Rocket Man.
Uno spiraglio di luce entrato dalla finestra, illuminava il volto della giovane, che immersa nel suo mondo, vestiva gli anni Settanta nei suoi jeans a zampa di elefante, nella sua camicia a fiori e che si espandevano lungo le pareti di quella camera per dirigersi fuori dalla finestra e presentarsi nel mondo con un grido misto tra libertà e trasgressione.
Ebbene sì, gli anni Settanta nel nostro Ventunesimo secolo, sono l’eco del modo di vivere e di fare di molti giovani. L’essere trasgressivi, voler ottenere la propria indipendenza prima del tempo lottando contro i genitori, la società, le usanze.
Uscire fuori dagli schemi, adesso, come allora.
Solamente, con qualche piccola differenza.
Potremmo cercare di intrecciare i due periodi sino a creare una lunghissima catena dell’evoluzione fino ai nostri giorni; ma prima di fare ciò continuiamo con la nostra storia.
Aggiungiamo alla nostra Lei, un Lui, e magari, per renderla ancor più interessante un pizzico di attrazione reciproca.
La domanda, adesso, sorge quasi del tutto spontanea… Com’era l’amore negli Settanta in confronto al nostro secolo fatto di ‘like’, profili Facebook e ‘love’ su Instagram?
Partendo dalla radice della domanda per far sì, che i nostri due protagonisti, si incontrino serve un luogo, una circostanza, potremmo dire del tutto casuale e un po’ di musica.
Nel 2017 questo avviene quasi regolarmente ogni sabato sera in una qualsiasi discoteca della mia città, i tempi sono cambiati, le menti sono più flessibili, talvolta anche troppo e i limiti per i giovani d’oggi sono più che altro degli ostacoli facilmente aggirabili, forse è anche per questo che i nostri due amanti degli anni Settanta riescono a percepire in pieno ogni singola sensazione. Quella festa per loro era uno strappo alle regole imposte dai genitori severi, che in realtà, magari, sapevano che la figlia era a dormire a casa dell’amica in fondo alla strada.
Gli alcolici erano ridotti e la lucidità nel vedersi e conoscersi, maggiore.
I due ballarono tutta la sera al ritmo penetrante di ‘Stain Alive’ e di ‘Hot Stuff’.
Si scambiarono sguardi, risate di gusto e proprio prima di andarsene frettolosamente, trascinati via dai loro rispettivi amici, un timido saluto, nella speranza di potersi rincontrare.
A questo punto la nostra Lei o il nostro lui, non poteva di certo andare a cercare disperatamente su Facebook, né su Instagram, Tumbrl, Twitter, Snapchat o Viber. Le possibilità di riuscita erano molto scarse. Ma per caso fortuito uno dei due, quella sera, si ricordò il nome dell’altro. Non che così il gioco fosse più semplice, perché mentre nel nostro ‘comodo’ caso, basta premere invio per avere tutto a portata di ‘segui’, nel loro caso si trattava di cercare nell’elenco telefonico, tra centinaia e centinaia di numeri, e lettere.
Per il libero volere di chi scrive questo articolo, i due protagonisti erano dotati di un incredibile fortuna, che fece sì che il numero e la persona, dopo vari tentativi, coincidessero. Aggiungerò anche che nel momento in cui noi iniziamo una chat su Messanger con un banalissimo ‘ehi’; c’era chi invece riempiva un’insaziabile cabina telefonica di gettoni per effettuare una chiamata, che a casa, sotto l’occhio attento dei genitori non sarebbe passata inosservata, e avrebbe mandato tutto a rotoli.
Una sola chiamata timida, un punto di incontro impreciso, un orario poco chiaro e la curiosità di rincontrarsi.
In questo, noto molte somiglianze con il nostro secolo. D’altra parte è sempre un telefono talvolta a separarci. Forse però col passare delle generazioni, la cosa più difficile, adesso, è il contatto umano. Perché mentre i due innamorati degli anni Settanta, muoiono dalla voglia di vedersi, la tecnologia con i suoi infiniti mezzi per tenerci sempre in contatto, costruisce un muro. Un muro fatto di incertezze e fragilità, tenuto ben saldo dal mondo virtuale che si cela dietro un qualsiasi telefono. Sappiamo tutto dell’altro, ma nella realtà non sappiamo neanche il colore degli occhi della persona a cui siamo interessati, perché magari in foto tiene sempre gli occhiali da sole. Proprio come quelli che ‘tutto vuole, ma nulla stringe’.
La verità è che non c’è bisogno che finisca la storia d’amore dei due ragazzi che con un’ennesima scusa raccontata ai genitori sono riusciti a vedersi alla stazione, nascosti dagli occhi di tutti. Lascerò libera immaginazione a chi legge, non perché mi piaccia tenere i lettori sulle spine, ma per il semplice fatto che solo provando a vivere questo genere di esperienze troveremo un finale a questa storia.
E ricordo, che non ci sono storie più belle da vivere in prima persona se non quelle d’amore.
Alziamoci dalla postazione di spettatori e sfruttiamo ciò che ci offre oggi l’era moderna a nostro favore. Dobbiamo sentirci spronati a conoscere nuove persone, anche distanti da noi e dal posto in cui ci troviamo.
Adesso rimane solo una domanda: ‘accetta’ o ‘rifiuta’?
Morena Bubbeo