Un imprenditore nisseno in carcere per aver ridotto in schiavitù un romeno
Finisce in cella un imprenditore agricolo di Riesi (Caltanissetta), accusato di avere ridotto in schiavitù un romeno. La Polizia di Stato ha arrestato un 58enne nella sua azienda di contrada Besaro, eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta del procuratore aggiunto di Caltanissetta Lia Sava. A seguito della sentenza della Cassazione l’uomo deve scontare la pena definitiva di 8 anni, tre mesi e 25 giorni, oltre alla libertà vigilata per tre anni.
L’agricoltore era stato arrestato nel luglio del 2005, in flagranza di reato, quando era stato accertato la condizione di sfruttamento cui era soggetta la vittima, denutrita, costretta a vivere tra sacchi di immondizia, topi e parassiti. Per lavarsi o bere doveva utilizzare l’acqua destinata agli animali, che giungeva alla fattoria su autobotti come ‘acqua non potabile’.
Lo straniero ha confermato che lavorava sedici ore al giorno, tutti i giorni, compresi i festivi, che in due occasioni gli era stata fatta mangiare la carne di due pecore affette da brucellosi, malattia che poi contrasse, che nell’ultimo mese l’aguzzino gli avrebbe negato più volte il cibo, e pertanto, era stato costretto a nutrirsi con il solo latte ricavato dalla mungitura del bestiame, che gli aveva sottratto il passaporto e per restituirglielo pretendeva che lavorasse alle sue dipendenze un altro anno senza alcun compenso.