Un film e (è) un viaggio: intervista con Riccardo Grandi
Ci tengono a indagare sulla pertinenza del titolo scelto, il regista esordiente di Tutto l’amore del mondo Riccardo Grandi e i suoi due protagonisti Nicolas Vaporidis e Ana Caterina Morariu, determinati a individuare gli eventuali punti deboli del loro lavoro e pronti a sollecitare con cortesia la platea anche su altri punti; qualcuno risponde che è azzeccato, qualcun’altra opportunamente osserva che i personaggi, che attraversano la Catalogna, la Francia, la Scozia e l’Olanda, non vanno oltre l’Europa, sottolineando così indirettamente l’ambizione al gioco di parole più che ai contenuti reali del film.
Ci tengono a indagare sulla pertinenza del titolo scelto, il regista esordiente di Tutto l’amore del mondo Riccardo Grandi e i suoi due protagonisti Nicolas Vaporidis e Ana Caterina Morariu, determinati a individuare gli eventuali punti deboli del loro lavoro e pronti a sollecitare con cortesia la platea anche su altri punti; qualcuno risponde che è azzeccato, qualcun’altra opportunamente osserva che i personaggi, che attraversano la Catalogna, la Francia, la Scozia e l’Olanda, non vanno oltre l’Europa, sottolineando così indirettamente l’ambizione al gioco di parole più che ai contenuti reali del film. Che, lo ricordiamo, racconta le disavventure di Matteo, svogliato compilatore di una guida per viaggiatori romantici, il quale accetta temerariamente l’incarico dalla sua spietata datrice di lavoro per salvare, con il compenso pattuito, la madre libraia dalla bancarotta e, all’uopo, si riduce a trarre furtivamente ispirazione dalla ben più sentimentale Anna (non per niente prossima al matrimonio), figlia di un leguleio con il pelo sullo stomaco, occasionale accompagnatrice aggregatasi alla fin troppo esuberante amica Valentina (Myriam Catania), attuale fidanzata del fotografo arruffone Ruben (Alessandro Roja).
Autore e divi in erba hanno incontrato – dopo una matinée – le scuole e la stampa lo scorso 24 marzo presso il cinema Arlecchino. A chi mette in dubbio la veridicità di alcuni episodi della pellicola, Vaporidis puntualizza: “Ci siamo sentiti dire, per esempio, che la scena della rapina a Parigi sembra irreale, ma a noi è capitato davvero. Fra l’altro, ci hanno rubato i costumi, indispensabili per il set: immaginatevi quant’è complicato completare una sequenza già iniziata il giorno prima quando gli attori non dispongono più degli stessi abiti. Eppure, con grande spirito di partecipazione della troupe, siamo riusciti a cavarcela, girando per negozi e mercatini.”
Alla candida domanda se a loro capita di recitare pure nella vita, la sempre sorridente Morariu replica: “Certo, ma ritengo che succeda a tutti di farlo. O no?”
A Grandi poniamo invece un paio di domande dirette.
Riccardo, un debutto che probabilmente ha posto qualche problema logistico…
“È stata un’avventura con non poche difficoltà, perché realizzare un film in giro per l’Europa non è, chiaramente, come realizzarlo in un appartamento. Però è stato anche molto divertente e formativo.”
Come ti sei trovato a coordinare le due pattuglie di interpreti, i quattro giovani e i veterani Scattini, Montesano, Rubini?
“Ovviamente con due registri diversi. Gli attori principali, anche per via dell’ampiezza del loro ruolo, erano coinvolti in tutto e per tutto. Ho cercato di tirar fuori pure la parte di personaggio che già era dentro di loro, mentre con gli altri l’approccio è stato un po’ più accademico, lavorando perciò maggiormente sul copione; anche perché si trattava di parti più limitate.”
a cura di Massimo Arciresi
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