Ultim’ora INPS, “chi versa una birra ci paga 29mila euro”: non avete scampo, dovete pagare e basta

Birra
Birra – fonte pexels – sicilianews24.it

Un gesto così semplice e innocuo può rivelarsi controproducente.

Bere birra con moderazione può offrire alcuni benefici. Ricca di vitamine del gruppo B, antiossidanti e sali minerali, la birra può contribuire a mantenere il cuore in salute e migliorare la densità ossea. Alcuni studi suggeriscono anche che un consumo limitato possa favorire il rilassamento e ridurre lo stress.

Tuttavia, i benefici si limitano a quantità moderate: generalmente un bicchiere al giorno per le donne e due per gli uomini. Superare queste dosi può annullare gli effetti positivi e innescare una serie di problemi di salute.

Tra i principali rischi legati al consumo eccessivo di birra ci sono l’aumento di peso, problemi al fegato, ipertensione e dipendenza da alcol. Anche il rischio di alcune forme di cancro aumenta con un consumo regolare e smodato di alcolici, birra compresa.

Bere birra può compromettere la lucidità mentale e la capacità di coordinazione, rendendo pericoloso mettersi alla guida o svolgere attività che richiedono attenzione. Come sempre, il segreto sta nell’equilibrio: gustarsi una birra ogni tanto può essere piacevole, ma senza mai esagerare.

Una birra da 29mila euro

Nel 2023, un 66enne in pensione anticipata con Quota 100 aveva accettato di spillare birre per quattro giorni all’Adunata degli alpini di Udine, guadagnando 180 euro netti. Non immaginava che quel gesto gli sarebbe costato caro: l’INPS gli ha chiesto di restituire 29mila euro, l’equivalente di un anno intero di pensione, poiché chi percepisce Quota 100 non può svolgere lavori retribuiti.

Nonostante l’uomo affermi di aver ricevuto rassicurazioni verbali dagli uffici INPS, il Tribunale del lavoro ha confermato la sanzione. Ha ottenuto solo una dilazione del pagamento, con trattenute mensili di 430 euro per circa cinque anni.

Euro
Euro – fonte pexels – sicilianews24.it

Regole rigide e possibilità di ricorso

L’INPS ha chiarito che per i pensionati con Quota 100 è ammessa solo prestazione autonoma occasionale entro 5mila euro l’anno. La normativa, stabilita dal decreto legge 4 del 2019, vieta invece qualsiasi lavoro dipendente retribuito.

Il 66enne, che si era offerto anche a titolo gratuito firmando un contratto a chiamata per motivi assicurativi, sta valutando un ricorso in appello, sperando di ottenere una revisione in base ad altri casi analoghi.