Ultim’ora IMU, chi vive qui non lo paga più: la Cassazione lo ha deciso proprio oggi | La sentenza è chiarissima

Quest’ultimo provvedimento potrebbe cambiare tutto.
L’IMU (Imposta Municipale Propria) è un tributo che i proprietari di immobili devono pagare ai Comuni per il possesso di case, terreni e fabbricati. Introdotta nel 2012, l’IMU ha sostituito la vecchia ICI e fa parte delle imposte sulla proprietà immobiliare. Il gettito raccolto viene destinato ai bilanci comunali per finanziare servizi pubblici locali.
L’IMU è dovuta da chi possiede immobili diversi dall’abitazione principale. Infatti, la prima casa è generalmente esente, a meno che non sia classificata come abitazione di lusso (categorie catastali A/1, A/8 e A/9). Sono soggetti all’imposta i proprietari di seconde case, negozi, uffici, capannoni e terreni edificabili o agricoli. Anche gli usufruttuari e chi ha il diritto di abitazione è tenuto al pagamento.
L’importo dell’IMU si calcola sulla base della rendita catastale dell’immobile, rivalutata del 5% e moltiplicata per un coefficiente stabilito dalla legge. A questa base imponibile si applica un’aliquota, che varia a seconda del Comune e della tipologia di immobile. I Comuni possono aumentare o ridurre l’aliquota standard entro limiti stabiliti dalla normativa.
L’IMU si paga in due rate, con scadenze fissate al 16 giugno (acconto) e al 16 dicembre (saldo). In alternativa, è possibile versare l’importo in un’unica soluzione a giugno. Il pagamento può essere effettuato tramite modello F24, bollettino postale o online.
IMU 2025: scadenze e esenzioni
Il 16 giugno 2025 è la data entro cui i proprietari di immobili soggetti all’IMU devono versare la prima rata dell’imposta, mentre il saldo andrà pagato entro il 16 dicembre 2025. L’IMU è dovuta per seconde case e terreni agricoli, mentre le abitazioni principali sono esenti, a meno che non rientrino nelle categorie catastali di lusso (A/1, A/8 e A/9).
Una delle questioni più dibattute riguarda la definizione di abitazione principale ai fini dell’esenzione. In passato, per ottenere l’agevolazione, il nucleo familiare doveva avere sia la residenza anagrafica sia la dimora abituale nello stesso immobile. Tuttavia, se i coniugi vivevano in due case diverse all’interno dello stesso Comune, solo una delle due poteva essere esentata dall’IMU.

Esenzione IMU per i coniugi con residenze separate
Con la sentenza n. 209/2022, la Corte Costituzionale ha modificato questa regola, stabilendo che ogni possessore ha diritto all’esenzione per il proprio immobile, a prescindere da dove risieda il coniuge. Nel 2025, la Cassazione ha confermato questo principio con l’ordinanza n. 4292, evitando così possibili contenziosi con i Comuni, che in precedenza contestavano le esenzioni in questi casi.
Un altro aspetto rilevante riguarda la prova della dimora abituale. Tradizionalmente, si consideravano i consumi delle utenze domestiche, ma la Corte di Giustizia tributaria della Lombardia, con la sentenza n. 432/2025, ha stabilito che bassi consumi non sono motivo sufficiente per negare l’agevolazione, se giustificati da particolari condizioni di vita o lavoro. Un’importante sentenza della Corte Costituzionale (n. 60/2024) ha stabilito che gli immobili occupati abusivamente non devono essere soggetti all’IMU, poiché il proprietario non può disporne e non possono essere considerati un indice di ricchezza. Questa decisione rappresenta una tutela per chi subisce occupazioni illegittime e non ha modo di utilizzare il proprio immobile.