Una domenica che in Sicilia regala una giornata di primavera, l’ultima in zona gialla per l’Isola prima di entrare in “arancione” fino al 6 aprile. La gente da da ieri si affolla per le strade e all’aria aperta per godere dell’ultimo fine settimana di relativa libertà.
La vera novità sarà la chiusura del servizio ai tavoli per bar e ristoranti, la categoria che si sente maggiormente penalizzata in una regione in cui i contagi sono stabili e la ristorazione insieme al settore del turismo rappresenta uno traino per l’economia.
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Ma la Sicilia ha sposato la linea delle prudenza dettata dal governo Draghi pur con “rabbia e amarezza” come ha dichiarato il presidente Musumeci. “I dati in Sicilia sono confortanti: abbiamo parametri in linea con una condizione di non emergenza” ha sottolineato il governatore ma “non possiamo assolutamente opporci” conclude.
Ma arrivano le proteste da più parti, Fratelli D’Italia in una nota sottolinea: “La Sicilia in zona arancione è una decisione priva di senso e che non poggia su alcun dato scientifico, la nostra regione, infatti, è ben lontana dai 250 contagi per ogni 100 mila abitanti”, affermano Salvo Pogliese e Alberto Cardillo.
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L’incremento dei casi in Sicilia è stabile, ieri nell’Isola 650 nuovi casi, 29 in meno rispetto al precedente bollettino, a fronte di 8373 tamponi molecolari e un tasso di positività che resta fermo al 7,8%.
Ci si concentra allora sulla campagna vaccinale che cambia nuovamente criteri e priorità adeguandosi alle nuove direttive nazionali. Da ieri stop con le categorie dei così detti “servizi essenziali”, da ora in poi si procederà per età dando precedenza alle persone fragili ed “estremamente vulnerabili”. Quest’ultimi potranno prenotarsi già da domani mentre continuano parallelamente le vaccinazione per over 80, disabili e caregiver, operatori scolastici e militari.
Tagliati fuori gli avvocati che erano stati inseriti e tagliati fuori ieri sera con una comunicazione dell’assessore Razza che sottolinea:”Alla luce delle nuove disposizioni, che hanno efficacia cogente su tutto il territorio nazionale – spiega -, a prescindere dalla valutazione che ciascuna Regione può compiere, dal prossimo 15 marzo si procederà unicamente nel rispetto delle categorie di priorità indicate”.
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