La scelta di rinunciare al Pontificato e’ la risposta a un comando di Dio, e dimettersi da Papa non significa abbandonare la Chiesa. Benedetto XVI ha voluto spiegarlo oggi alla grande folla accorsa in piazza San Pietro per il suo ultimo Angelus. “Il Signore – ha detto – mi chiama a ‘salire sul monte’, a dedicarmi ancora di piu’ alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo e’ proprio perche’ io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui l’ho fatto fino ad ora, ma in un modo piu’ adatto alla mia eta’ e alle mie forze.
Nella breve riflessione che ha preceduto l’Angelus, il Pontefice ha preso spunto dall’episodio evangelico della Trasfigurazione, “una pagina – ha sottolineato il Pontefice dimissionario – molto bella”. “Questa Parola di Dio – ha aggiunto – la sento in modo particolare rivolta a me in questo momento della mia vita”. E ci ricorda, “il primato della preghiera, senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della carita’ si riduce ad attivismo”. “Nella Quaresima – ha ricordato citando il suo recente Messaggio – impariamo a dare il giusto tempo alla preghiera, personale e comunitaria, che da’ respiro alla nostra vita spirituale. Inoltre, la preghiera non e’ un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni, come sul Tabor avrebbe voluto fare Pietro, ma l’orazione riconduce al cammino, all’azione. “L’esistenza cristiana, ho scritto nel Messaggio per questa Quaresima, consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio, per poi – ha aggiunto – ridiscendere portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio”.
“Vi ringrazio per l’affetto e la condivisione, specialmente nella preghiera, di questo momento particolare per la mia persona e per la Chiesa”. Con queste parole Benedetto XVI si e’ congedato dalla grande folla che ha partecipato al suo ultimo Angelus domenicale. “So – li ha salutati il Papa – che sono presenti molte diocesi, rappresentanti movimenti, numerosi rappresentanti di associazioni, istituzioni, come pure tanti giovani, anziani e famiglie”. “A tutti – ha concluso – auguro una buona domenica e una buona settimana. Nella preghiera siamo sempre vicini. Ringraziamo il Signore per un po’ di sole che oggi ci dona”
Benedetto XVI ha ripetuto il suoi saluti nelle diverse lingue, aggiungendo qualche parola di ringraziamento a braccio, rivolto alla folla che applaudiva fino a interromperlo piu’ volte.
La Trasfigurazione di Gesu’, avvenuta mentre pregava, “e’ un’esperienza profonda di rapporto con il Padre durante una sorta di ritiro spirituale che Gesu’ vive su un alto monte in compagnia di Pietro, Giacomo e Giovanni, i tre discepoli sempre presenti nei momenti della manifestazione divina del Maestro”. Lo ha sottolineato il Papa nella sua riflessione proposta all’ultimo Angelus del suo Pontificato. “Il Signore, che poco prima aveva preannunciato la sua morte e risurrezione, offre ai discepoli – ha spiegato – un anticipo della sua gloria. E anche nella Trasfigurazione, come nel battesimo, risuona la voce del Padre celeste: ‘Questi e’ il figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!’
Per Benedetto XVI, “la presenza poi di Mose’ ed Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti dell’antica Alleanza, e’ quanto mai significativa: tutta la storia dell’Alleanza e’ orientata a Lui, il Cristo, che compie un nuovo ‘esodo’, non verso la terra promessa come al tempo di Mose’, ma verso il Cielo”. Mentre “l’intervento di Pietro che dice: ‘Maestro, e’ bello per noi essere qui’ rappresenta il tentativo impossibile di fermare tale esperienza mistica”. In proposito Papa Ratzinger ha citato ancora sant’Agostino: “sul monte Pietro aveva Cristo come cibo dell’anima. Perche’ avrebbe dovuto scendere per tornare alle fatiche e ai dolori, mentre lassu’ era pieno di sentimenti di santo amore verso Dio e che gli ispiravano percio’ una santa condotta?”. “Meditando questo brano del Vangelo, possiamo trarne – ha concluso – un insegnamento molto importante”.
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