Ucraina, Kiev “Ripresi 1.200 km di confine a nord”

KIEV (ITALPRESS) – Da molti, prima del 24 febbraio, era considerato la “colomba” del governo Putin. Negli ultimi due mesi e mezzo, però, il ministro degli Esteri russo Lavrov si è fatto notare per una lunga serie di esternazioni che gli hanno fatto perdere la definizione di moderato. Anche oggi, l’esperto politico di Mosca è tornato a tuonare contro Europa e soprattutto Stati Uniti: “Ci auguriamo e ci aspettiamo che il completamento della nostra operazione militare, dopo aver raggiunto tutti gli obiettivi, possa fermare i tentativi dell’Occidente di minare il diritto internazionale, ignorare e violare i principi della Carta delle Nazioni Unite, compreso quello dell’uguaglianza sovrana degli stati, e costringerà l’Occidente a smettere di promuovere la cosiddetta pace unipolare sotto il dominio americano e dei suoi alleati”.

Parole pesanti proferite dopo l’incontro con il suo omologo dell’Oman, Badr Bin Hamad Al-Busaidi. Un altro affondo di Lavrov, che ha smesso i panni del diplomatico equilibrato e che in tutto e per tutto si è adeguato alla propaganda del Cremlino. Sempre da Mosca è intervenuto oggi anche il portavoce di Putin, Peskov, che ha ribadito l’esistenza di una trattativa in corso fra Russia e Ucraina, giudicandola però “inefficace” e senza risultati. L’ennesima conferma che le due parti non riescono a trovare un punto comune per intavolare un negoziato, nonostante gli sforzi della Turchia e le parole di alcuni leader europei, in testa Macron, che con Mosca sta cercando di mantenere un canale di comunicazione.
La guerra, nel frattempo, continua ad arrecare morte e distruzione. L’ennesimo allarme arriva oggi dal sindaco di Mariupol, dove in serata si è levata una densa colonna di fumo nei pressi dell’acciaieria nuovamente sotto attacco. Se nella città costiera si contano già fra le 20 e le 25 mila vittime, altre “10 mila persone potrebbero morire” per malattie o a causa delle condizioni di vita definite “medievali”. A riferirlo è stato il sindaco della località sul Mare d’Azov, Boychenko, che ha parlato della necessità impellente di cure mediche per la popolazione. “I russi continuano il genocidio partito il 24 febbraio. La nostra gente è in pericolo mortale. Serve una completa evacuazione”.

Una buona notizia, per Kiev, arriva però dal Servizio della Guardia di Frontiera, che ha reso noto di aver ripreso il pieno controllo di 1.200 chilometri di confine a nord, in particolare nella zona di Kiev, Sumy e Chernihiv. Il fronte caldo del Donbass ha invece registrato gli scontri più cruenti a est di Donetsk, sulla linea verso Kryvyi Rih, la città natale di Zelensky. L’obiettivo russo si sta concentrando sempre più nel sud del Paese, per cercare di arrivare fino a Odessa, il vero sogno proibito di Mosca. Più difficoltà, invece, l’esercito del Cremlino le sta incontrando a nord-est, dove a inizio guerra sembrava poter sfondare con più facilità. Nelle ultime ventiquattr’ore la controffensiva ucraina ha consentito di riconquistare numerosi villaggi attorno a Kharkiv e di allontanare la minaccia russa dalla seconda metropoli del Paese.
Da Kherson occupata, infine, hanno parlato le nuove autorità: non verrà creata nessuna repubblica popolare sulla falsariga di Donetsk e Lugansk ma “pregheremo Putin di annettere a tutti gli effetti la regione alla Federazione Russa”, ha affermato il vice capo amministrativo e militare, Stremousov. Porte aperte dal Cremlino: “Gli abitanti decideranno da soli” l’eventuale annessione a Mosca. Un referendum potrebbe essere alle porte ma senza nessuna validità internazionale.
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