PALERMO (ITALPRESS) – Predire l’aggressività di un tumore e stimare il vantaggio di aggiungere la chemioterapia alla terapia ormonale. E’ l’obiettivo dei test genomici per il tumore al seno, che non sostituiscono l’esame istologico ma rappresentano uno strumento in più a disposizione dell’oncologo. In Sicilia sono oltre 200 gli esami prescritti finora, circa il 30% del totale di quelli assegnati dal fondo ministeriale, ed Europa Donna Italia punta molto sull’Isola nel suo progetto per la diffusione dei test.“L’impegno di Europa Donna Italia e in particolare della delegazione Sicilia è stato importante per l’equità di accesso alle cure”, ha sottolineato in un’intervista all’Italpress Carmela Amato, delegata Europa Donna Italia in Sicilia, ricordando di aver potuto “ragionare insieme ai responsabili delle Breast Unit, con il team multidisciplinare, i responsabili delle anatomie patologiche insieme alle istituzioni” quando a Caltanissetta c’è stato un “tavolo di lavoro” in cui “abbiamo potuto approfondire i risultati di un impegno nazionale e regionale perchè le donne – ha detto – possano avere, indipendentemente dalla loro sede di origine, equità di accesso alle cure con i test genomici con i quali si può selezionare il caso specifico da sottoporre ed evitare gli effetti negativi al resto delle donne per cui non è necessaria la chemioterapia”.In Sicilia lo scorso anno i test genomici sono stati 215. “Nel 2022 – ha spiegato Francesca Catalano, coordinatrice della Commissione regionale di Senologia -, la regione siciliana si attesta con 3.800 casi di tumore mammario operato all’interno delle 17 Breast Unit della regione. In realtà – ha proseguito – il ministero aveva stanziato un fondo immaginando 700 test genomici per il tumore mammario. Nel 2022 la Sicilia ha prodotto 215 test genomici, abbastanza lontani da quello che aveva immaginato il Ministero della Salute stanziando i fondi. Abbiamo avuto una riunione con i responsabili della Breast, gli oncologi e gli anatomopatologi – ha affermato Catalano -, ma ci siamo resi conto che forse questo numero è stato sovrastimato da parte del ministero perchè considerato sul numero totale dei casi operati. In realtà ci siamo resi conto che avremmo potuto raggiungere un numero pari a 400-450 test genomici e sarebbe stato quello corretto”.Nel percorso di cura delle pazienti, i test genomici producono importanti benefici. “I vantaggi sono notevoli”, ha detto Vincenzo Adamo, coordinatore della Rete Oncologica Siciliana. “Il vantaggio – ha evidenziato – è quello di poter fare, anche e soprattutto per un certo tipo di tumore alla mammella, la cosiddetta medicina di precisione. La profilazione genomica ci permette oggi di identificare sottotipi che possono essere trattati con un certo tipo di terapia rispetto a un altro. Una delle caratteristiche più importanti, con i test che abbiamo a disposizione – ha aggiunto -, è verificare se la paziente operata ha necessità di fare ormonoterapia da sola oppure ormonoterapia con chemioterapia”.I test sono ormai disponibili per tutte le pazienti. “Tutte le donne, indipendentemente da dove si trovano, hanno possibilità di accesso ai test genomici”, ha affermato Filippo Fraggetta, presidente della Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia Diagnostica. “Le regioni – ha aggiunto – hanno fatto un percorso che è ben standardizzato perchè tutte le donne con questo tumore di tipo intermedio che necessita di questi test possano sottoporsi” a tali esami.A spiegare il ruolo delle Breast Unit, Francesco Caruso, direttore del Dipartimento Oncologico e Direttore Clinico Breast Centre, Humanitas Catania. “L’attuazione del test genomico predittivo per la scelta dell’impiego della chemioterapia – ha detto Caruso – non può che essere demandata ai centri di senologia, ovvero le Breast Unit. Grazie alla presenza al loro interno di più professionisti nell’ambito di più discipline, ovvero la multidisciplinarietà, con cure sempre più appropriate – ha aggiunto -, si ampliano le possibilità di guarigione del carcinoma mammario”.
foto: Agenzia Fotogramma
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