ROMA (ITALPRESS) – “Nel tempo della globalizzazione integrale si diceva, perfino con compiacimento: e’ sufficiente il batter d’ali di una farfalla in Asia per causare un uragano in America. Questa volta e’ stato il batter d’ali di un pipistrello in Cina che ha causato un uragano nel mondo”. Lo dice Giulio Tremonti, presidente di Aspen Institute Italia, in un’intervista al Sussidiario.net.
“Nella fase iniziale della pandemia, l’Europa, come Unione, e’ mancata – sottolinea l’ex ministro -. L’articolo 168 del Trattato sull’Unione Europea ne prevede la competenza in materia di sanita’ e di flagelli. E’ vero, e’ una competenza concorrente e non esclusiva, ma e’ ugualmente molto importante perche’ significa coordinamento, informazione rispetto ai sistemi statali sottostanti. Questa e’ totalmente mancata. E’ mancata all’inizio e manca ancora adesso”.
Secondo Tremonti “si e’ tornati a parlare di eurobond e questo e’ un fatto certamente positivo. Il pacchetto generale riguarda una famiglia di quattro strumenti: Mes, Sure, Bei e bond. I primi sono gia’ piu’ o meno definiti e hanno cifre relativamente piccole.
Sono prestiti e non fondo perduto. Il Recovery Fund e’ tutto da definire, ma comunque e’ probabile che sia anch’esso piu’ debito che fondo perduto. Se e’ debito, non sono i bond dell’idea originaria”.
Il presidente di Aspen Institute Italia ha proposto un “piano di difesa e ricostruzione nazionale” basato sull’emissione di titoli pubblici a lunghissima scadenza. “Noi abbiamo un enorme giacimento di risparmi privati – spiega -. Quella e’ la via maestra. Non possiamo fare a meno della Bce, ma al punto a cui siamo arrivati, non possiamo neppure fare a meno dell’Italia. Servono l’uno e l’altra. Un piano del genere si basa sulla fiducia, e presuppone forze politiche che ispirano e ottengono fiducia. Queste non sono le forze politiche che per raptus coattivo un minuto dopo pensano alla patrimoniale o al prestito forzoso. Tanto per avere un’idea, nel 2012 il governo Monti piccono’ la fiducia rompendo il patto su cui si basava il rimpatrio di capitali. Potevi essere d’accordo o no, ma una volta che era diventato legge della Repubblica italiana, non dovevi infrangere quel patto”.
Carlo Messina ha difeso l’ipotesi di bond sociali e di un rientro di capitali per far ripartire il paese. Carlo Bonomi ha detto che non e’ la strada migliore. “Viviamo e vedremo un tempo via via sempre piu’ drammatico – spiega Tremonti -. Nel proporre un piano come quello di cui sopra ho citato a suo tempo il carteggio tra Togliatti ed Einaudi. Togliatti, che pur venendo da un mondo diverso era entrato perfettamente nel tempo che viveva, aveva appena firmato l’amnistia!”.
“Il grande prestito del dopoguerra era un atto di unita’ nazionale da parte di un mondo politico molto diverso al suo interno, diverso nelle posizioni politiche, filosofiche, religiose, ma unito nell’interesse del paese – conclude l’ex ministro -. E’ uno scenario che va costruito. L’unita’ e’ tanto assente quanto necessaria”.
(ITALPRESS).
sat/red
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