Al Policlinico universitario di Palermo si è messo a punto un sistema all’avanguardia nel trattamento del Parkinson.
Si tratta dell’unica struttura in Italia e fra le tre d’Europa (le altre sono in Spagna e in Svizzera). Ma a Zurigo è necessario pagare 50 mila euro per l’intervento.
Il trattamento avviene mediante ultrasuoni focalizzati, guidati da risonanza magnetica, in pazienti affetti dal morbo di Parkinson tremorigeno.
La tecnica prevede, attraverso strumenti tecnologici avanzatissimi, il mantenimento dell’integrità della teca cranica del paziente.
L’equipe guidata dal professor Massimo Midiri, ha sottoposto al trattamento un uomo di 67 anni, al quale, con un intervento di circa due ore e mezza, è stato di fatto “annullato” il tremore alla mano destra.
Il Policlinico universitario all’avanguardia nel trattamento innovativo del Parkinson. Il Paolo Giaccone è infatti l’unica struttura in Italia e fra le tre d’Europa (le altre sono in Spagna e in Svizzera, ma a Zurigo è necessario pagare 50 mila euro per l’intervento) a effettuare il trattamento mediante ultrasuoni focalizzati, guidati da risonanza magnetica, in pazienti affetti dal morbo di Parkinson tremorigeno: si tratta, in sostanza, di una tecnica che – a differenza del classico intervento neurochirurgico – prevede, attraverso strumenti tecnologici avanzatissimi, il mantenimento dell’integrità della teca cranica del paziente.
n Italia il Policlinico di Palermo è l’unico luogo in grado di fornire questo tipo di trattamento, che combina al massimo livello ricerca, innovazione e assistenza. Dietro c’è tanta tecnologia e tanta ricerca, un’applicazione medica di altissimo livello e una lista d’attesa importante.
“Il paradosso è che la notizia di questa grande chance offerta al Policlinico ai malati di Parkinson ha raggiunto l’Australia e il Brasile, mentre è poco nota ai pazienti siciliani e italiani. “C’è una lunga lista di attesa – ha confermato Massimo Midiri – composta da stranieri che premono per essere trattati”.
C’è allora la prospettiva di una vita normale per pazienti affetti dal morbo, che potranno, per esempio stringere ancora la mano al prossimo.
«Il prossimo passo? Far valere la tecnica anche per i tumori cerebrali.– spiega il professore Midiri – Si possono aprire prospettive terapeutiche che al momento tuttavia non sono attuali, perché purtroppo i tumori cerebrali non hanno margini di trattamento molto ampi. Questa tecnica potrebbe invece aprire al passaggio di molecole nuove, di farmaci specifici per il trattamento».
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