Trapani, 19 Apr. – Antonio Incandela, il manovale di 32 anni, presunto assassino del parroco della frazione trapanese di Ummari, don Michele Di Stefano, ha confermato al gip di Trapani Antonio Cavasino la versione già fornita agli inquirenti nella confessione resa al momento dell’arresto, mercoledì.
Durante l’interrogatorio di garanzia, che si è svolto questa mattina in carcere, Incandela ha ribadito di avere agito con l’intenzione di dare una “lezione” al sacerdote perché irritato dalle sue omelie, ma di non volerlo uccidere.
L’operaio è difeso dall’avvocato Gianfranco Pocorobba. Il giudice per le indagini preliminari si è riservato di decidere con un unico provvedimento sulla convalida del fermo e sulla misura cautelare. Il pronunciamento è atteso per domani.
Per il trentaduenne, la Procura di Trapani ha chiesto l’applicazione della misura cautelare in carcere.
L’omicidio è avvenuto il 26 febbraio scorso nella canonica della chiesa della frazione.
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