Quattro detenuti hanno tentato la fuga dal carcere di Trapani.
A dare l’allarme è stato uno degli agenti della polizia penitenziaria. L’agente, dopo il consueto controllo delle varie celle, si sarebbe accorto che le sbarre, al tocco, emettevano un suono diverso dal solito. Così insospettito, ha fatto partire i controlli. Dall’ispezione della stanza è stato scoperto che i detenuti stavano scavando un buco nel muro della propria cella. Da lì sarebbero finiti nel cortile del carcere e avrebbero tentato di scappare.
Un racconto che ricorda scene da film, ma che è accaduto davvero. “Non è nostro costume creare inutili allarmismi ma è corretto evidenziare che in Italia non è possibile adottare sistemi evoluti che in altri paesi Europei sono in vigore da diversi anni, non è questa la cultura della popolazione detenuta, non è abituato all’autocontrollo che applicano nei paesi Scandinavi afferma Di Prima – scrive in una nota al Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria l’OSAPP, l’organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria”.
Già in altre occasioni la segreteria regionale ha lanciato messaggi di allarme sul nuovo modello di vita all’interno dei penitenziari, sia per l’assoluta inadeguatezza delle strutture, l’impreparazione culturale dei reclusi oltre che per la carenza di personale di polizia penitenziaria in tutti gli Istituti siciliani.
“I detenuti che stavano tentando mi mettere in atto la fuga attraverso un buco, – si legge ancora nella nota – che stavano tentando di scavare nelle pareti della cella, è stata sventata dalla capacità professionale della Polizia Penitenziaria, del personale della Casa Circondariale di Trapani che, ancora una volta, ha dimostrato grande capacità intuitiva nello svolgimento della propria attività.
E’ doveroso rimarcare che il nuovo modello detentivo, teso a maggiore umanizzazione della pena può benissimo essere dichiarato fallimentare, non per il singolo episodio ma per gli innumerevoli micro episodi che quotidianamente si manifestano negli Istituti penitenziari della Regione Sicilia e, soprattutto, proprio nelle sezioni cosiddette aperte”.
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